I BES e il fumo – di Francesco Masala
I BES (acronimo dei bisogni educativi speciali) sono l’invenzione dell’anno, tutti gli studenti hanno bisogni educativi speciali, che non hanno bisogno di un insegnante di sostegno, secondo il MIUR, ma non bisogna lasciare indietro quegli studenti, c’è chi è dislessico, chi è povero, chi è immigrato, chi ha qualche problema di crescita.
Il gioco è inventare qualcosa di nuovo, per distrarre l’attenzione, e non solo, il nostro think tank ministeriale ha creato un’arma di distrazione di massa, i BES. Si costringono i docenti a lavoro supplementare, senza averne le competenze, facciamo capire loro di essere inadeguati, ci siamo detti nel think tank, e ci chiederanno loro di fare dei corsi di aggiornamento, anche a pagamento.
Chi si ricorderà più che bisogna insegnare, a scuola, occorre riempire scartoffie, fare corsi come Sisifo, gliene inventiamo un altro, lo faranno, è sicuro.
Chi si ricorderà che le famiglie hanno un bisogno educativo speciale come il tempo pieno, noi vorremmo tanto, ma motivi di equilibrio finanziario, di compatibilità economiche, di obiettivi europei non lo consentono, tutti saranno confusi, chi chiederà ancora il tempo pieno?
Chi si ricorderà che famiglie e studenti e docenti hanno un bisogno educativo speciale come le classi da 20 studenti e non da 30, noi vorremmo tanto,al MIUR, ma motivi di equilibrio finanziario, di compatibilità economiche, di obiettivi europei non lo consentono, tutti saranno confusi, chi chiederà ancora classi meno numerose?
Chi si ricorderà che i disabili con nove ore di sostegno hanno un bisogno educativo speciale di 18 ore col docente di sostegno, noi vorremmo tanto,al MIUR, ma motivi di equilibrio finanziario, di compatibilità economiche, di obiettivi europei tutti saranno confusi, chi chiederà ancora più sostegno?
E poi il fumo, la piaga della scuola, un capolavoro, da qui abbiamo trovato l’ispirazione.
Chi si ricorderà delle pillole di saggezza, dei mancati aumenti di stipendio e dell’anzianità, del buco nero dove fanno sparire ai contributi comunitari a fondo perduto della Direzione Generale della Ricerca, dei 3 miliardi di fondi statali ed infine del miliardo l’anno di fondi ordinari per gli enti di ricerca, per l’ammontare di oltre 10 miliardi di euro l’anno?(qui e qui)
Una nube di fumo non farà vedere più niente, che bravi che siamo.
A volte ho l’impressione che la scuola sia teatro. Non che il resto non lo sia, ma la scuola … di più. Su quel palcoscenico ognuno deifica la propria posizione e cerca di crearsi l’immagine che più gli piace, con l’onesto presupposto che niente di meglio possa essere fatto.
In questo modo l’insegnante si immòla sull’altare del sacrificio umano (di se), mentre il burocrate scioglie le briglie alla fantasia (fantasia appunto) in cui la norma salva il mondo.
Per carità, le regole servono; ma se qualche burocrate provasse a fare l’insegnante (anche per poco tempo), capirebbe che non c’è confronto tra un’ora passata in classe e una in ufficio e sopratutto, che la norma non può essere lo strumento per risolvere tutti i problemi di qualunque ambiente.
Peraltro il burocrate si rispecchia nella realtà in cui l’insegnante è disposto a immolarsi… perciò è tratto in inganno proprio dal comportamento di questo “complice” che lavora in classe.
Per esempio, se fossi un burocrate non avrei nemmeno bisogno di capire perchè un insegnante sia disponibile a fare il vicepreside in cambio di nulla; anzi no! In cambio di un calcio nele sedere! Ho tolto tutto a questa figura: deve fare tutte le sue ore di lezione e in più metà del lavoro del preside che comunque i suoi 4000 e rotti (netti) ,li porta comunque a casa… ma, in quanto burocrate, cosa dedurrei dal fatto che nonostante ciò, qualcuno sia sempre disposto a fare il vicepreside? Non certo che possa essere sbagliata la mia intuizione di fargli fare anche tutte le ora di lezione… o no?
Lo stesso discorso vale per tutte le cartacce e riunioni palesemente inutili: le prime andrebbero compilate con l’ironia che meritano, e le seconde andrebbero vissute con l’impiego delle energie che meritano: quasi zero.
Ma è impossibile. Siamo insegnanti, e quindi non disposti a rinunciare allo spazio sul palcoscenico. E non ha nemmeno senso prendersela con lo sceneggiatore, lui è al nostro servizio, la parte sacrificale l’ha scritta per noi, e la interpretiamo p e r f e t t a m e n t e.
sipario.