Valutare, obbedire, combattere. La valuta corrente della valutazione – Gerolamo Cardini
Diciamolo subito: la valutazione è esercizio brutale del comando mascherato da ideologia del merito.
Proprio per questo, nell’articolare oggi una critica nei confronti del sistema della valutazione come elemento-chiave delle attuali trasformazioni della formazione scolastica e universitaria, non ha senso cedere a forme di nostalgia nei confronti di immaginari bei tempi andati. I tempi in cui ogni docente era giudice unico di se stesso e del proprio lavoro – fatte salve però le forme di corruzione, i rapporti di padronato e di servilismo di stampo feudale che imperversavano (e continuano a imperversare) in ambito universitario e, anche se in misura minore, in quello scolastico – sono passati, e non vale la pena versarvi lacrime, né ancor meno idealizzarli come il paradiso perduto della libertà di insegnamento e del rapporto ‘umano’ tra docenti e studenti. Chi non sia accecato dall’ipocrisia sa bene che le cose stavano diversamente, che il richiamo alla scuola di don Milani era poco più che uno slogan, che la condivisione dei percorsi formativi (la famosa ‘programmazione collegiale’) tra docenti, alunni e genitori era spesso aleatoria, nonostante una legislazione scolastica certamente avanzata; che il libero uso dell’intelletto in ambito universitario era perlopiù caldamente sconsigliato, e in ogni caso non premiato. Non verrà quindi da qui nessun rimpianto del tempo passato, al quale talvolta indulgono anche ben intenzionati compagni e compagne. Cercheremo piuttosto di svolgere una riflessione critica che provi a tenere insieme l’intero ambito della formazione scolastico-universitaria, mostrando la sostanziale omogeneità dei processi in corso, non a caso accompagnati da una retorica comune e scanditi da interventi legislativi e amministrativi che, nonostante l’alternarsi di governi di vario colore, mantengono un’impressionante coerenza…
nessuna nostalgia per il tempo passato, ma come mai fino a non molto tempo fa la nostra scuola elementare era una eccellenza anche senza Invalsi e senza BES?