Le scuole americane – traiamo insegnamenti
Dal 2010, lo Stato ha legato il suo accreditamento dei distretti ad una revisione annuale di rendimento degli studenti nei test standardizzati di Stato e di preparazione post-secondaria. I distretti che ricevono sia una “svolta” o voto “miglioramento priorità” sul quadro prestazioni hanno cinque anni per migliorare o perdere l’accreditamento.
Undici distretti, sono passati a”basso rendimento” per quattro o cinque anni. L’obiettivo dei distretti statali e locali (lo stato e le regioni, si direbbe da noi) è quello di stabilire una serie di regole su come i quartieri possano riacquistare la loro posizione, onde evitare l’intervento del consiglio di stato che potrebbe privare i distretti locali del loro accreditamento.
Nessun distretto scolastico ha perso il suo accreditamento per il momento, ma il personale del Dipartimento dell’Istruzione del Colorado ha già deciso quali iniziative prenderà per i distretti che non rispetteranno il target nel tempo assegnato.
Le prove di stato si sono svolte per anni sotto la federale No Child Left Behind (Il No Child Left Behind Act del 2001 -NCLB- è una legge del Congresso degli Stati Uniti che finanziava l’istruzione primaria e che includeva un programma di aiuti per gli studenti svantaggiati).
NCLB sostiene la riforma dell’istruzione basata su standard accademici, sulla premessa della fissazione di standard a livelli elevati e della programmazione di obiettivi misurabili in grado di migliorare i risultati individuali in materia di istruzione.
La legge impone agli Stati di sviluppare valutazioni di competenze di base. Gli Stati, per ricevere il finanziamento federale per la scuola devono somministrare i test a tutti gli studenti, operazione che servirà ad individuare il livello scolastico raggiunto.
Ma l’iniziativa educativa, allineata con il nuovo Common Core standard (Le norme statali Common Core Iniziative è un’iniziativa di istruzione negli Stati Uniti che dettaglia ciò che gli studenti dovrebbero sapere in “arte di lingua inglese” e “matematica” alla fine di ogni grado. L’iniziativa è promossa dalla Associazione Nazionale dei Governatori (NGA) e il Consiglio dei Capi di Stato scolastici (CCSSO), e cerca di stabilire standard di istruzione coerenti su tutti gli stati, così come vuole garantire che gli studenti, dopo il diploma di scuola superiore siano pronti ad accedere a corsi e programmi universitari a due o quattro anni o entrare nella forza lavoro) ha sollevato molte preoccupazioni per il modo in cui i test stanno ridisegnando l’istruzione pubblica.
Alcuni di loro sono preoccupati per la natura di test che contano per il 20 per cento sulle valutazioni degli insegnanti. Altri pensano sia eccessiva la quantità di tempo che le scuole spendono per la preparazione ai test standardizzati e credono che i risultati arrivino troppo tardi nel corso dell’anno per stabilire un percorso di recupero adeguato.
Ad altri non piace il fatto che i test siano preparati da una società privata, la Pearson Education.
L’anno scorso, meno di un terzo di studenti tra la terza e ottava elementare dello stato di New York ha raggiunto o superato il benchmark di competenza in matematica e lettura dopo che gli esami sono stati allineati alle nuove norme.
Le proteste sono l’ultima polemica che circonda l’adozione dello stato di standard nazionali Common Core, Molti insegnanti si sono lamentati ed hanno dichiarato di non essere disposti a insegnare il nuovo curriculum e si sentono preoccupati per il fatto che gli studenti ormai imparano l’inglese solo con la preparazione ai test.
Ormai i manifestanti, provenienti dai quartieri di Manhattan, Brooklyn, Queens, Chinatown, Chelsea ed altri, seguiti dalle associazioni sindacali di categoria riempiono sempre di più i marciapiedi delle scuole, e trovano ampio spazio sui quotidiani locali e nazionali.
John King, commissario dello stato di New York per l’educazione ha tenuto un discorso in cui ha ferocemente difeso iniziative di educazione dello Stato, comprese le nuove norme e prove, e si è rammaricato per l’iniziativa di boicottaggio sostenuta da alcuni dirigenti scolastici.
La risposta non si è fatta attendere:
“Come dirigenti scolastici abbiamo sostenuto gli insegnanti nel garantire agli studenti e le famiglie che le prove, in prospettiva, erano importanti. Li abbiamo incoraggiati a essere ottimisti, e abbiamo fatto del nostro meglio per fare lo stesso, ma francamente molti di noi sono rimasti delusi dalla struttura e la qualità delle prove che ci hanno lasciato impotenti, mentre i bambini hanno faticato per trovare le migliori risposte ai test, distorcendo molto di ciò che noi avevamo insegnato loro sulle capacità di lettura e strategie efficaci e rinunciando alla comprensione profonda del testo per qualcosa di molto diverso “.
Credo che ormai ci siamo fatti un’idea sulla situazione, sta a noi ora trarne insegnamenti.
Dobbiamo sentirci fortunati per la futuribile visione della scuola, possiamo evitare di compiere gli stessi errori.
per questo LOTTIAMO CONTRO LA SCUOLA-QUIZ, BOICOTTIAMO I TEST INVALSI !
Giorgio Canetto
A proposito dei test invalsi, purtroppo a me sembra che la gran parte dei colleghi siano rassegnati a somministrare le prove, senza contare che durante l’esame di terza media mi risulta siano obbligatorie. Se aggiungiamo il fatto che in base a queste prove verranno valutate le scuole senza i dovuti investimenti per facilitare il recupero degli alunni svantaggiati che, alle volte, sono numerosi in una classe,
come possiamo dimostrare che il nostro lavoro c’è, è reale ma non sempre e subito se ne possono vedere i risultati?
Le circolari sullo sciopero non riportano la motivazione e i genitori non sanno il più delle volte che alle elementari i figli possono non svolgerle. Non dobbiamo scoraggiarci ma lavorare prendendo posizione su questo e altro nel posto di lavoro rende difficile la convivenza con colleghi e dirigenti che giudicano la non condivisione come insubordinazione e come un boicottaggio fine a se stesso e indice di poca professionalità e mancanza di volontà.
Vorrei che la scuola si potesse rinnovare veramente e non solo a colpi di riforme dall’alto e che la valutazione dei risultati non fosse legata solo ai test e tenesse conto delle reali situazioni in cui opera soprattutto la scuola sarda e quella del meridione d’Italia in generale.
M.Antonietta Pirisi