STATES REICH MATTARELLA E IL GOVERNO DEL NON CAMBIAMENTO
E’ difficile prevedere i passi successivi delle trattative quirinalizie in quanto i soggetti incaricati non hanno autonomia culturale e politica e sono continuamente direzionati dall’esterno e dalle tattiche necessarie per la presa del potere, tattiche che sono in evoluzione permanente a seconda dei mutevoli rapporti di forza.
La giostra romana è infatti ridicola e patetica e ci verrebbe da ridere se non fosse spaventosamente tragica per il Paese.
Dalla proposta di impeachment immediatamente archiviata dal duo Di Battista/Di Maio, come fosse un video game, a dimostrazione di un uso futile delle parole e delle cosiddette proposte politiche ( proposta proponibile solo con una larghissima maggioranza e che richiede tempi procedurali molto lunghi in contraddizione con la richiesta di “elezioni subito”) alla offerta di collaborazione con il Presidente da parte del Di Maio, in un vero e straziante ritorno di fiamma, allo scopo evidentemente, non di lasciarsi sfuggire una poltrona rilevante, ma di uscire dalla stretta dei “mercati” e di rispondere a quella scelta di responsabilità evocata alla Rai, al “Corriere della sera”, alla “La stampa” e a tutto il mediume locale ed internazionale.
Da Mattarella che propone Cottarelli come premier presumibilmente per la sua abilità nel risanare il deficit tagliando stato sociale e consumi e quindi come risolutore della crisi italica nel giro di due-tre anni, conducendo il Paese al collasso definitivo agli interventi terroristi di Berlusconi su risparmi e pensioni qualora i 5Stelle andassero al Governo, risparmi e pensioni che sarebbero ben tutelati se a dirigere il Belpaese fossero incaricati, se non proprio lui, i suoi sodali, tra i quali possiamo ritrovare anche i detriti di quella “sinistra” che non più sinistra deve essere denominata ma “destra atlantista”.
Da Martina che ha la spudoratezza di mostrarsi preoccupato per l’eventuale risalita verso l’iva qualora si istituisca un governo non gradito a quell’esempio di rispetto della democrazia che risponde al nome di Mattarella ( è cosa nota che il PD ha saputo tutelare consumi e risparmi ) a tutto quel marciume di opinionisti che decantano l’euro, cioè la politica monetaria che ha assoggettato l’Europa alla Germania, così come il dollaro ha saputo fare in America latina per gli States e il franco francese in Africa per la Francia (da qui la necessità di far fuori Gheddafi e il Dinaro libico ).
Salvini che aveva saputo anticipare gli avversari e i sodali, difendendo a spada tratta Paolo Savona (che aveva elaborato; a suo tempo, un piano di fuoriuscita dall’euro) mostrandosi come fiero avversario del “colpo di stato” presidenziale e della subordinazione dell’Italia al Reich, ad Angela Merkel, attuale imbianchina teutonica (che aveva voluto ricordare al popolo italico poltrone e scroccone che i principi dell’eurozona sono intoccabili) ha dovuto subire la contromossa del Grillo. Collaborare con il Colle. Non sfiducia a Cottarelli oppure recupero del Conte con Savona ad altro ministero. Il che significa cancellazione di tante dichiarazioni demagogiche e totale subordinazione al “colpo di stato”, alla Germania imperiale, alla UE. Non solo anche e soprattutto agli States che gradirebbero un governo grillino, con Salvini ridotto ad azionista di minoranza, che avrebbe il vantaggio di apparire nuovo e di cambiamento (non c’è bisogno che citi Tomasi di Lampedusa).. Con il Grillo/Casaleggio sarebbe, tra l’altro, perpetuata con sicurezza, la fedeltà atlantista e sionista e tenuta a debita distanza una eventuale ritorsione UE contro gli States (vedi dazi, Iran…).
Salvini, obtorto collo, è costretto ad abboccare e a stare in riga. Anche lui collaborerà. Sara azionista di minoranza ma se saprà configurarsi come non ossequioso al quadro europeista e neoliberista, avrà buone possibilità di stravincere alle prossime elezioni. Razzista, giustizialista, opportunista, autoritario sì ma non più di tanto rispetto ad altre componenti politiche e culturali che affollano attualmente sale quirinalizie e talk-show.
Antonello Boassa