FISCAL COMPACT SI IMPONE. PROVOCAZIONI E DELIRIO
Sarebbe stata cosa buona che il Presidente Mattarella avesse ricordato che il Fiscal Compact è un accordo intergovernativo fortemente voluto in Italia dal duo Napolitano/Monti al di fuori dei trattati europei e quindi come tale impugnabile 1) anche da un governo che avesse voluto rientrare nei canoni dell’Unione europea. Invece di richiamarsi, da caporale della UE, nel suo consueto stile provocatorio, con modalità anticostituzionali a principi costituzionali che non prevedono che il Presidente possa mettersi di traverso con la linea politica del governo quando non esiste alcuna infrazione relativa al Bilancio, avrebbe potuto ricordare agli smemorati
italiani che i trattati europei (Maastricht e Lisbona) prescrivono che non si sfori il 3% e che anzi lo si possa sforare in occasione di investimenti necessari alla crescita.
Invece si dà per scontato che il colpo di stato della cricca oligarchica della UE del 2012, in collaborazione nel Bel Paese con il golpista duo italico, dopo la creazione tutta politica della crisi dello spread, non sia più da mettere in discussione. Il Fiscal compact, che prescrive che il rapporto debito/PIL debba scendere al 60% in venti anni avvalendosi del pareggio in Bilancio e che condanna alla recessione e alla povertà i popoli europei, viene accettato con entusiasmo e con toni trionfalistici quando si preveda un 2,4% di deficit.
Ciò che di rilevante è avvenuto con l’impresa pentastellata e ormai pare manifesto è la totale incapacità di andare oltre l’arroganza dittatoriale di Commissari non eletti direttamente dal popolo (che può se vuole stravolgere gli stessi trattati ) da parte della maggioranza degli italici e di non saper immaginare scenari più ampi che con il recupero reale della sovranità e della fuoruscita dall’euro e dalla Nato si possa, con deficit più alti e con un debito maggiore (il debito pubblico può essere devastante quando non si ha una moneta propria. Giappone docet) 2), contrastare il declino economico, la disoccupazione, la povertà di ampi strati della popolazione…
Ahi, povera Italia, “di dolore ostello”3), il DEF al 2,4% è povera cosa rispetto alla drammatica situazione in cui versa il Paese, con decreti contro gli immigrati e contro i più elementari diritti civili(possibile perdita della cittadinanza come se questa fosse una cosa in affitto), con sgomberi degni del peggior fascismo, con i gas urticanti, con i porti chiusi, con le porte aperte alle destre più estreme, con i fogli di via per chi combatte per l’ambiente (vedi TAV, TAP, poligoni di tiro…), con alleanze con regimi canaglia come Arabia Saudita, Israele…)
E’ un successo modesto da un punto di vista economico-finanziario, ma sul piano delle prospettive politiche è tutt’altro che modesto. In quanto sia pure timidamente, in punta di piedi, con qualche excusatio non dovuta, ha rotto l’equilibrio indecente di una classe politica subalterna ai diktat dell’Unione Europea che, proprio a partire dal 2012 ha fatto precipitare il Paese nell’irrilevanza internazionale e nella distruzione del patrimonio pubblico più di quanto avessero ordito i loro predecessori nei trenta anni precedenti.
Spetta a chi realmente vuole essere alternativo( e l’unica reale alternativa è l’anticapitalismo) cogliere questo momento favorevole per spingere in avanti, verso soluzioni che abbiano un futuro di crescita e di rispetto della dignità sociale dei cittadini, le proposte pentastellate quali il reddito e la pensione di cittadinanza e la riforma Fornero che nel quadro finanziario attuale non possono realizzarsi se non in minima parte.
Di Maio ha parlato di dignità del lavoro. Ebbene si ricordi a questo governo( e ci si mobiliti di conseguenza nelle piazze) che non si può essere a favore della dignità del lavoro senza la reintroduzione dell’articolo 18 e senza la soppressione dei jobs act. Di Maio ha definito il DFE “una manovra del popolo”ma la flat tax per le persone fisiche è una manovra per ricchi e ricchissimi. Una aliquota del 23% per i redditi fino a 75.000 euro e un’altra del 33% per i redditi superiori. Smantellamento della tassazione progressiva cardine della Costituzione e della giustizia sociale. Abolita la aliquota del 43%. I Paperoni ringraziano. Dovranno aspettare la fine della legislatura.
2,4% significa rispetto all’1,6(poi 1,9%) del ministro Tria una cifra attorno ai 30 miliardi che può permettere al governo una manovra non del tutto ridicola sulle promesse elettorali. Abissale risulta un tale deficit rispetto al patetico 0,9 di Gentiloni, cifra richiesta solo dagli oligarchi europei più oltranzisti che vedono nella decrescita4) dell’Italia e nella sua marginalizzazione un fattore positivo nell’equilibrio del sistema Europa egemonizzato dalla Germania ( l’asse franco-tedesco tutto di facciata esiste solo nella fantasia dei giornalisti mainstream).
Se le dichiarazioni di Di Maio sulla fine della povertà con il DEF sono delle stupidaggini così come inopportunamente trionfalistica è stata l’esibizione pentastellata da palazzo Chigi va detto che le esternazioni dei dirigenti PD sono state deliranti e di maggiore gravità. Tifavano forse per un aumento vertiginoso dello spread ?
Il senatore Matteo Renzi ha paragonato l’attuale governo a quello venezuelano oppresso da un’inflazione che sembra incontrollabile, riuscendo a dire con un pensierino due stupidaggini. Innanzitutto che il governo Conte possa raggiungere con questa manovrina livelli di inflazione altissimi( questo sì che è populismo). In secondo luogo oscura il fatto che le difficoltà di Maduro dipendono innanzitutto dalle sanzioni e dagli embarghi USA, dalle serrate padronali e dal clima di intimidazione targato CIA
Maurizio Martina, segretario del PD ha poi voluto creare un clima di terrore e alzare i toni del delirio affermando in puro stile populista che 100 miliardi di deficit ora ricadranno sui giovani, evidenziando con gli abiti dismessi del pensiero critico, le ragioni del crollo elettorale del Pd e della inutilità della sua esistenza.
In conclusione. Una manovra che avrà minime ricadute sui ceti popolari (reddito di cittadinanza di 780 euro per famiglia per esempio ) e comporterà enormi vantaggi per i ceti più benestanti. Aumento perciò della disuguaglianza sociale secondo il truce neoliberismo impersonato dalla Unione Europea. Sovranismo? Non scherziamo. Manovra popolare? Non scherziamo. Cambiamento? Non scherziamo. Ciò nonostante, come già suggerito in precedenza, i movimenti alternativi non devono schematizzare i giudizi sul nuovo esecutivo ed incalzarlo perché all’interno della strategia liberista vi sono elementi interessanti con i quali è necessario misurarsi e confrontarsi con intelligenza
NOTE
1)Paolo Becchi, Giuseppe Palma “ Liberiamoci dal Fiscal Compact e torneremo a crescere. Il ministro Tria abbia maggiore coraggio” in “Scenari economici” 26/9/18. Secondo Becchi e Palma “ Se Il fiscal Compact, per sua stessa previsione, si applica solo se compatibile con i trattati su cui si fonda l’Unione Europea va da sé che sia palesemente nullo” Infatti nei trattati si parla del 3%
2)E’ luogo comune consolidato tra gli economisti che non hanno venduto il cervello che al Paese serve più deficit e più debito se si vuole uscire dalla crisi economico-sociale attuale
3) Dante Alighieri, Purgatorio, Canto 6
4) Decrescita che nulla ha a che fare con la “decrescita felice” Di Maurizio Pallante che ipotizza un modo di essere e di lavorare realmente alternativo al mito della modernità attuale. “la qualità della vita non dipende dal PIL”
Antonello Boassa