CONFLITTO DI GENERE UN CONFLITTO CHE PIACE ALL’ IMPERIALISMO
” tra gli inizi del XIII secolo fino al XVII si calcola che siano state inquisite, incarcerate, torturate non meno di nove milioni di persone di cui ¼ o addirittura 1/3 finì sul rogo…”
1) Molte di esse erano ovviamente streghe che si accoppiavano con il demonio, capaci con le loro fatture di uccidere a distanza, magari mentre volavano in cielo cavalcando una scopa o un caprone.
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La violenza sulle donne dura da secoli, per lo meno dalla scoperta dell’agricoltura che ha favorito il maschio per la sua superiorità muscolare, data la pesantezza dei lavori, emarginando, la donna sul piano produttivo, il che
ha permesso al maschio di subordinarla culturalmente, di considerarla una creatura “inferiore”, inadatta ai valori, alla morale, alle virtù dell’uomo…
Le donne, nonostante la condizione di subalternità, si sono fatte schiacciare da tale ideologia in gran massa e di tale ideologia se ne sono fatte partecipi. NON TUTTE TUTTAVIA
Certo è che tale ideologia consciamente o inconsciamente alberga non solo tra gli uomini ma anche tra le donne.
Il femminismo di origine anglosassone, nato formalmente tra il XVIII secolo e il XIX secolo nei salotti dell’alta borghesia, ha voluto rispondere a tale ideologia maschilista inventandone(a quei tempi, giusta, progressista, eversiva) un’altra di conflitto con l’uomo che oggi secondo alcune correnti femministe attuali andrebbe “rieducato”(per molte femministe di orientamento tradizionale ciò non è possibile perché i suoi cromosomi lo portano ad essere naturalmente violento).
Ma accanto al femminismo impegnato ad avvalersi contro l’uomo alla ricerca dell’emancipazione individuale( va tenuto presente che le nobildonne dell’aristocrazia avevano uno status di subordinazione rispetto al marito) si sviluppa un femminismo di ben altra natura, un femminismo che nasce nel mondo operaio e delle lavoratrici che, pur nel contrasto reale che vive con l’uomo, aspira all’emancipazione di tutta l’umanità; che vede nel contrasto di genere il frutto della subordinazione secolare di classe… e che combatte, assieme all’uomo, la borghesia (di cui fanno parte anche le femministe di cultura borghese e piccolo-borghese)…
Insomma ad un femminismo, tutto impegnato ad un’esaltazione di se stesso e a costituirsi come lobby o corporazione vi è un femminismo di classe ( è più diffusa tra le compagne l’espressione “lotta per l’emancipazione della donna), impegnato nel conflitto di classe…
Da una parte femministe come Clinton, Bonino. Boldrini neoliberiste, sioniste e guerrafondaie e dall’altra – volendo fare nomi illustri. De Beauvoir, Luxemburg, kollontaj…che preferivano appunto un’altra terminologia che evitasse una forma espressiva di voluto separatismo femminile…
“ Per quale motivo…la lavoratrice dovrebbe cercare un’unione con le femministe borghesi ? Chi, in realtà, avrebbe da guadagnare in caso di una simile alleanza ? Certamente non la lavoratrice”
Così Alexandra Kollontaj, rivoluzionaria comunista russa
2) Il femminismo corporativista porta inevitabilmente ad un omologo corporativismo maschile, data l’arroganza di potere assunto da personaggi femminili come quelli citati e l’esistenza di leggi che in certi casi penalizzano la condizione maschile …ma un tale conflitto di genere non serve né alle donne né agli uomini ma all’imperialismo della grande finanza sì…e come potrebbe non piacergli, dato l’enorme consumo di energie che non vengono indirizzati contro la sua macchina di sfruttamento, di umiliazione, di terrore, di morte
Sia ben chiaro…la condizione della donna è attualmente, in molte aree del mondo, disperata (si pensi alle mutilazioni genitali, ai matrimoni con minori, agli obblighi sessuali e comportamentali, alla mortalità per violenza…)…ed è ancora pesante nel mondo occidentale…ma è veramente ingenuo pensare che il problema è insito nella natura maschile, dato che tale natura è determinata o condizionata da una cultura che viene alimentata dal potere di classe che spinge naturalmente verso la violenza, verso l’omicidio ( soprattutto i maschi più frustrati, disperati, con grandi carenze emotive, disturbati psichicamente…ma sarebbe fuorviante e mistificante escludere le donne da documentati comportamenti efferati)).
Si pensi all’ultimo film di Clint Eastwood in cui viene esaltata la biografia un cecchino che pare responsabile di 160 omicidi derubricati come atti eroici, tipica modalità di guerra per creare caos in uno stato da distruggere. Grande successo ovviamente di spettatori
3) La violenza, il suo culto, viene falsamente scoraggiato. E come potrebbe essere altrimenti con un armamentario planetario sempre più sofisticato, con genocidi in tutti i continenti (in Sud Sudan, in Brasile, in Palestina, nello Yemen, in Siria…) con il timore motivato di una guerra nucleare…con i media mainstream che trattano stragi spaventose, con false lacrime o con disinvoltura, mentendo spudoratamente sui responsabili dei crimini…
Il femminismo che non sia da salotto (va da sé che esista un maschilismo da salotto), ma un femminismo di classe guarda lontano dove esistono le reali radici della violenza ( di cui anche le donne sono portatrici), radici che sono culturali ma innanzitutto economiche e politiche… e NON biologiche.
E’ Volgendosi verso questa direzione che si può sconfiggere la violenza, l’ipocrisia, il maschilismo che ancora resiste in molti uomini…nella costruzione di una società solidale dove gli esseri umani siano padroni del loro destino perché padroni delle loro fabbriche, delle loro terre, delle loro acque…inutile girarci attorno…la violenza anche di genere( non necessariamente uomo contro donna ma anche donna contro uomo) esisterà fino a che esisterà il dominio di classe…la qual cosa è evidente non solo per Karl Marx e per Rosa Luxemburg…ma anche per Clara Zetkin, Angela Davis, Silvia Federici, Frida Kahlo, Inessa Armand, Nadezhda Krupskaja…
4) NOTE
i)Da un post molto interessante di Irene Mazzocchi
2) Di Alexandra Kollontaj voglio ricordare “ Le basi sociali della questione femminile” 1909.
Sulla rivoluzionaria russa: Alix Holt “ Vivere la rivoluzione dai Alexandra Kollontaj” Garzanti 1979
3) “American sniper” 2014 di Clint Eastwood. Il cecchino, l’arma più subdola usata per creare il caos. Sparare su entrambe le parti in lotta per aumentare la tensione. Arma bellica usata in Libia, in Siria ed in Ucraina dalle forze armate dell’Occidente con la complicità attiva dell’Unione Europea
4) di queste straordinarie donne avrei da scrivere tanto. Ognuna di esse meriterebbe uno scritto a parte da fonte più autorevole…foto di Inessa Armand
Antonello Boassa