I nuovi serali: una scuola al 70 %
Dopo 7 anni di annunci, rimandi, ripensamenti, sperimentazioni, a settembre 2014 dovrebbe partire la “riforma” dell’istruzione degli adulti che istituisce i CPIA. La logica è sempre la stessa: “riformare” per, in nome dell’efficienza, tagliare il servizio. Il quadro orario si attesta sulle 23, 24 ore settimanali: alcune materie vengono drasticamente ridimensionate (italiano, matematica, le lingue), altre quasi scompaiono (storia, diritto). L’orario viene ridotto al 70% dei corrispondenti corsi diurni e la definizione dell’organico viene subordinata al vincolo di 10 docenti per 160 studenti. Lo Stato, tagliando un 30% del curriculum, prevede di tagliare anche un 30% del personale. D’altra parte, nel 2007, la proposta di istituzione dei CPIA si trovava, non a caso, al comma 632 della Legge Finanziaria. Non si tratta di difendere una manciata di ore, anche quando rappresentano una cattedra in più o in meno. È una logica culturale quella per cui vale la pena di lottare, in nome di coloro che non hanno la voce e gli strumenti per farlo.
leggi l’articolo sul blog “La poesia e lo Spirito”
Materiale da scaricare:
La scarsa considerazione che lo Stato ha dell’Istruzione degli Adulti è, a mio parere, anche il frutto del pessimo servizio che i lavoratori dell’istruzione degli adulti rendono allo Stato.
Qua si parla di un taglio del 30% del curriculum ma, in realtà, questo taglio sopravvaluta il reale lavoro svolto nei CPIA e negli ex-CTP: nella realtà, l’impegno richiesto per un percorso equivalente a quello triennale per una licenza media si riduce a non più di 140 ore, per persone semi-analfabete, molte meno per persone che abbiano un minimo di istruzione pregressa. Posso assicurare, da persona che vi lavora, che in questi istituti – che costano assai ai contribuenti, non solo attraverso il ministero dell’Istruzione, ma anche attraverso i finanziamenti erogati da altri enti pubblici, sulla base di finti “progetti” – si fa tutto tranne che offrire una reale istruzione a chi la vorrebbe realmente. Si convincono le persone a iscriversi (per “gonfiare” il volume di lavoro e far apparire maggiore di quello reale il numero dei frequentanti), dandogli a intendere che la frequenza non è obbligatoria e che non è richiesto alcun reale impegno…. basta iscriversi. Poi, in sede di ammissione all’esame si falsifica il numero di presenze oppure si attestano falsi crediti o, ancora, si accettano giustificazioni verbali per la mancata frequenza.
Infine, in sede di esame, contando sulla complicità di Presidenti compiacenti oppure del tutto assenti (perchè devono lavorare su più sedi) si tollerano copiature spudorate o, addirittura, si consente ai candidati di presentarsi 1-2-3-4 giorni dopo alle prove d’esame, senza neanche cambiarle, permettendo così il passagio di informazioni.
Il tutto nel silenzio e nella connivenza dei docenti che vi lavorano, i quali non vogliono perdere il privilegio di lavorare in un luogo in cui circolano molti più soldi (anche grazie ai test di italiano per stranieri) che nelle “normali” scuole!