Intervista (im)possibile – di Francesco Masala
In un Paese, del quale non voglio ricordarmi, siamo riusciti a intervistare un Ministro dell’Istruzione (e continuavano a chiamarla pubblica?).
Nell’anticamera dello studio megagalattico del Ministro un coro degli impiegati del ministero (non tutti intonati, ci permettiamo di aggiungere) cantavano come dervisci urlanti una melodia nella quale distinguevamo due parole, merito e valutazione, valutazione e merito, cantate in tutte le tonalità.
– Da quando c’è l’autonomia sembra che i dirigenti delle scuole, e quelli delle direzioni regionali e provinciali del suo ministero, vengano formati con un approfondito corso di formazione di un’ora, al termine del quale riescono a citare e recitare senza inciampare tre parole magiche che sono economicità efficacia ed efficienza. A quando un corso per insegnare loro ad applicare quei concetti?
La fretta è una cattiva consigliera, e poi si sa che i dirigenti hanno una certa età, come si fa a fare anche un corso di applicazione? Tanto si sa che quasi tutti davanti alle parole magiche restano stregati, e li freghiamo facile. Qualcuno non ci casca, ma sempre meno, abbiamo i nostri metodi, ma per la privacy non possiamo parlarne.
– Sa che esistono province (nel senso dell’ente) che pagano affitti di centinaia di migliaia di euro a privati per stanze inadeguate (dentro ci stanno le classi) e capita a volte che una scuola comunale chiusa sia di fronte e resti chiusa?
Questa me la lasci dire, come Caino diceva di non essere il guardiano del fratello, allo stesso modo come facciamo noi ad interferire nell’autonomia delle scelte degli enti locali? Sa, a noi l’autonomia piace molto, autonomia per tutti potrebbe essere lo slogan del futuro.
– Sa che in molte scuole esistono Dirigenti Scolastici condannati, e quindi pregiudicati, perché non vengono rimossi?
E come la mettiamo con la presunzione di innocenza? Un dirigente, nella difficoltà e nell’importanza del suo lavoro, come potrebbe non sbagliare? Chi siamo per giudicare? Lo dice anche Papa Francesco, sa? Certo, sappiamo che almeno il 30% dei dirigenti scolastici, a una verifica di una commissione di psicologi, dovrebbero essere sollevati da qualsiasi incarico dirigenziale. E però non si dimentichi che il personale che devono comandare spesso provoca. Ho sentito di un docente che in qualsiasi votazione, sempre meno, per fortuna, vota sempre no alle proposte del suo dirigente. Ma le sembra possibile non essere d’accordo con il proprio dirigente? E’ chiaro che i dirigenti poi perdono la testa. Ma per fortuna ci siamo noi a sostenerli. Sappiamo che molti dirigenti sono dei bastardi, ma sono i nostri bastardi.
– Sa che in molte scuole esistono docenti che hanno cattedre oltre le 18 ore di lezione (con uno stipendio maggiorato) e che selle stesse scuole ci sono magari dei docenti pagati per zero ore di lezione, e devono restare a disposizione per tappare i buchi? E sa che tecnicamente è un danno all’Erario?
Ma l’Erario c’est moi, ci hanno insegnato al primo Consiglio dei Ministri. E poi solo uno su cento dei docenti a cui diamo più ore si lamenta, gli altri sono ben contenti, hanno anche, per ora in più, un aumento di stipendio di 20 dollari al mese, e scusi se è poco.
– Avrà letto che molti bambini i cui genitori non pagano la retta della mensa non possono mangiare con gli altri bambini. Pensate di fare qualcosa, per evitare umiliazione ed emarginazione dei bambini che hanno famiglie disagiate?
Veda, la nostra anima cattolica, commossa e pietosa, voleva che istituissimo un nuovo tributo, il nome che abbiamo scelto è bellissimo, “tassa della solidarietà per i bambini i cui genitori non pagano e magari si spendono tutti i soldi ai videogiochi, che aumentano le entrate dell’erario”, ma poi è arrivata dal cielo un’idea bellissima, uno di quelli che fa le pulizie per la cooperativa, che ha il subappalto del subappalto dell’appalto plurimilionario delle pulizie dei ministeri, che ha un master in economia (e non si dica che da noi si scelgono risorse umane di basso profilo), ha scritto (come Matt Demon in “Will Hunting”), su una lavagna nella sala che si utilizza per le riunioni importanti, una frase “Non esistono pasti gratis”, ci è piaciuta troppo, e abbiamo fatto un comunicato per sostenere quei comuni, ma sempre rispettosi della loro autonomia, che non permettono ai figli di quei genitori che non pagano le rette di mangiare insieme ai figli dei buoni pagatori. “Non esistono pasti gratis” è uno slogan geniale.
– Sicuramente sa che in Italia ci sono delle polemiche a proposito delle prove Invalsi, prima il Ministro aveva detto che non servivano per valutare i docenti, poi ha deciso che nelle scuole nelle quali i risultati dei test sono sotto la media nazionale, i docenti degli studenti meno bravi (più scarsi, dicono alcuni) devono obbligatoriamente aggiornarsi per insegnare agli studenti a fare i test meglio, insomma sta ammettendo che i test servono per valutare i docenti. Le chiedo come affrontate nel vostro Paese il problema della valutazione dei docenti e se ha qualche consiglio da dare al Ministro italiano.
Avrà visto il coro in anticamera, su merito e valutazione. Negli ultimi tre anni abbiamo creato dei cori in ogni scuola, su base volontaria, incentivando i docenti con 14 dollari l’anno, e gli studenti con la possibilità di scegliere la materia nella quale il voto lo decidono loro. Non ci crederà, ma le adesioni sono state così tante che in certe scuole abbiamo dovuto formare anche tre cori di docenti e addirittura, in qualche caso, dieci cori di alunni, nello stesso istituto, intendo. Se posso permettermi un consiglio ai colleghi italiani direi che con un mix intelligente di arte e incentivi in tre anni abbiamo creato una cultura della valutazione. Lei stenterà a crederlo, adesso sono i docenti che ci chiedono di valutarli, abbiamo fatto il capolavoro di far credere loro che sono proprio loro ad avere il desiderio e la necessità di essere valutati, e non noi.
– L’intervista è finita, la ringraziamo per la disponibilità, signor Ministro.
Usciamo dallo studio megagalattico del Ministro e il coro degli impiegati del ministero ci accompagna fino all’uscita. Quando qualcuno tira fuori il piattino lasciamo 23 dollari e 60 cents, per panino e caffè.
Sulla strada del ritorno, in taxi, non riusciamo a dire niente.