NUOVI SCENARI IN MEDIO ORIENTE DOPO KIRKUK
Il Kurdistan aveva allargato ampiamente il suo territorio, ben al di là dei confini che garantivano la sua autonomia regionale. I peshmerga curdi infatti avevano occupato importanti centri come Tal Afar, Mosul, Senjar e Kirkuk, con grande plauso di Israele e dell’Occidente che potevano beneficiare,grazie alla compiacenza di Barzani, della rapina delle enormi risorse giacenti nei campi petroliferi di Kirkuk, mediante un oleodotto che attraversa la Turchia per arrivare nel Mediterraneo.
La riconquista di Kirkuk da parte delle forze governative irachene e delle milizie sciite è un duro colpo per il “Presidente” Barzani e per l’indipendenza del Paese. Non ci si può più avvalere dell’estrazione di 400.000 barili di petrolio al giorno 1) necessari per il bilancio (già in dissesto per l’enorme corruzione dei padroni del Kurdistan) e per disporre di alleanze politiche favorevoli.
In effetti Bagdad, rientrando in possesso di un enorme tesoro, rende di fatto impossibile la sopravvivenza economica della regione che, visto il disastro militare dei peshmerga, non può che ripiegare su un’autonomia all’interno dello stato iracheno e rinviare il proposito(?) di indipendenza in un secondo momento con una contrattazione pacifica(?) con il governo iracheno.
E’ un duro colpo anche per Israele, non tanto per il petrolio quanto invece per le sue strategie di colonizzazione del Paese che gli avrebbero permesso di costruire delle basi miltari e di “importare” decine di migliaia di israeliani(come era previsto dal governo sionista). Gli States sembra che si preoccupino di questo conflitto “intestino” perché si distolgono forze dalla lotta contro lo stato islamico(lotta, che come si sa, è stato l’obiettivo strategico americano durante tuttti questi anni).
“Noi non siamo con nessuno” sentenzia Donald Trump, consapevole che ormai arbitro diplomatico e militare in Medio Oriente non è lui ma Vladimir Putin, presso il quale si accalcano i Sauditi e i Sionisti per chiedere di intervenire per allentare “l’aggressività” iraniana e per far inserire nelle “liste nere”, in sede Onu, gli Hezbollah.
I quali Hezbollah hanno invitato gli israeliani non sionisti a lasciare il Paese e a ritornare nella loro patria d’origine per non correre il rischio di rimanere “bruciati” 2). Parole di fuoco del segretario Nasrallah che dimostrano, oltre una sicurezza notevole nei propri armamenti, la consapevoleszza di non essere soli. La Siria ha infatti dichiarato che considera lo spazio aereo libanese un prolungamento dello spazio aereo siriano e che interverrà tutte le volte che sarà violato 3).
L’asse della Resistenza(Iran,Iraq, Siria, Libano) ha acquisito una solidità politica e militare durante l’assedio dei “barbari” allo stato siriano che ne ha rafforzato la solidarietà e l’unità, come mai si era registrato nella regione. Ed è questo il fatto nuovo sconvolgente che la stampa mainstream tarderà a cogliere, mentre Israele e Stati Uniti hanno già compreso con grande preoccupazione.
La Siria, devastata da anni di guerra criminale, non solo ha resistito e vinto, come gli viene riconosciuto da tutti gli avversari, che siano la Turchia, le monarchie feudali arabe o Israele, ma ora, volendo, ha anche la capacità di offendere
con i sofisticati sistemi d’arma russi.
In tale contesto i curdi siriani dovranno rivedere le loro strategie come pare stia già avvenendo e optare per un’ampia autonomia all’interno dello stato siriano, autonomia che, tra l’altro, Assad aveva prospettato da molto tempo.
Trump può anche sbraitare contro l’Iran ma è teatro, innocua retorica per tranquillizzare Sauditi ed Israele sull’impegno americano in Medio Oriente. Può sanzionare il Corpo dei Guardiani islamici della rivoluzione ma anche questo è retorica, spicciola diplomazia.
Ciò che emerge realmente è che il Nuovo Medio Oriente non ha nulla a che fare con il “Medio Oriente allargato” targato neocon. E Trump lo sa. E anche Netanyahu lo sa.
NOTE
1) Vincenzo Nigro ” L’Iraq dopo Kirkuk…” in Repubblica.it 17/10/17
2) Press tv “La difesa aerea siriana…”in Aurora 17/10/17
3 ) Press tv, art. cit
Antonello Boassa