Nuvole nere su Sassari e sulla libertà di manifestare – COBAS SCUOLA SARDEGNA

Nuvole nere su Sassari e sulla libertà di manifestare

Lo scorso 31 gennaio 2023 i COBAS SCUOLA SARDEGNA annunciavano l’organizzazione di uno sciopero della fame a staffetta in solidarietà al lungo sciopero della fame di Alfredo Cospito.

Come organizzazione sindacale abbiamo seguito le mobilitazioni in favore della lotta contro il regime di detenzione 41 bis e il carcere ostativo e abbiamo partecipato, tramite nostre delegazioni, a diversi eventi, portando lo sguardo del mondo del lavoro e dei movimenti sociali che lottano contro il progressivo restringimento degli spazi di democrazia e di partecipazione politica e facendoci portatori di una visione sociale e politica fondata sul rispetto dei diritti umani.

Eravamo e siamo convinti che senza organizzazione criminale e senza temporaneità del provvedimento il regime carcerario del 41 bis sia tortura: ripetiamolo, TORTURA.

La richiesta notificata alla rappresentanza del governo italiano a Ginevra da parte dell’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani di assicurare il rispetto in carcere della dignità e dell’umanità di Alfredo Cospito, e la recente sentenza della Corte Costituzionale italiana che apre la via per uno sconto di pena e la probabile uscita dall’ergastolo per Cospito, confortano questa nostra visione.

Come sindacato abbiamo portato il nostro contributo anche sul tema – non meno importante – dell’utilizzo della Sardegna come gigantesca Cayenna d’Italia.

In Sardegna, infatti, alla faccia del principio della “territorialità della pena”, solo la metà dei detenuti è sarda e Sassari (l’attuale carcere di Bancali), è la terza città nel contesto italiano per la presenza di detenuti in 41bis, quasi tutti con condanne per organizzazione di stampo mafioso.

Utilizzare la Sardegna come isola-carcere, nonché come grande servitù militare, in un contesto dove mancano le infrastrutture fondamentali e dove lo Stato non investe per perseguire gli obiettivi primari dei cittadini sardi, rientra nella visione coloniale che la classe politica italiana, trasversalmente intesa, ha sempre avuto e continua ad avere della nostra terra.

A distanza di pochi mesi da quelle mobilitazioni abbiamo appreso dai giornali che settanta persone sono state indagate, a vario titolo, per aver partecipato a manifestazioni e sit-in in solidarietà allo sciopero della fame condotto da Cospito e sono ora accusate, sulla base di leggi del periodo fascista, di “reati” che appaiono assolutamente “surreali”.

Apprendiamo dalla stampa che per queste manifestazioni sono state/i indagate/i esponenti dell’associazionismo, dei movimenti e del mondo sindacale e tra questi sarebbe indagato, non si conosce per quali “accuse”, anche un militante intervenuto in rappresentanza dei COBAS SCUOLA SARDEGNA.

A tale proposito stigmatizziamo il fatto che molte/i delle/dei 70 “indagate/i” hanno visto il loro nome sbattuto sulla stampa (e ciò sarebbe già grave), senza che fosse stato loro notificato alcun atto di indagine.

Alcune/i altre/i nostri militanti, compreso il portavoce della nostra Organizzazione, solo per imprevisti dell’ultim’ora non hanno fisicamente partecipato alle manifestazioni per le quali, ora, 70 persone sono indagate e condividendo le motivazioni di quelle mobilitazioni i COBAS SCUOLA SARDEGNA si autoaccusano dello stesso “reato”: la libera espressione del dissenso.

Questo incredibile castello accusatorio, come d’altronde analoghe “indagini” degli ultimi anni in Sardegna, appalesano il clima di crescente repressione delle lotte e delle vertenze sociali, ma siamo certi che questi maldestri tentativi non riusciranno a tacitare il dissenso e la libertà di manifestare contro le ingiustizie.

Siamo solidali con tutte/i le e gli indagate/i.

 

Sassari, 21 maggio 2023

COBAS SCUOLA SARDEGNA

 

 

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