Il racconto di Marina – di Vincenzo Soddu

Marina si toccò il seno sinistro. Quel maledetto nodulo, che da qualche giorno si era ingrossato, era anche quello un ulteriore, magnifico regalo dei due ministri? Nell’ultimo anno Marina aveva trascorso più ore al computer e sui libri che con i propri amici, con il risultato che era stata mollata dal ragazzo, aveva azzerato i suoi rapporti sociali, ed ora s’era guadagnata anche quel turgore rosso che nascondeva l’ennesimo incubo.

Tutto era cominciato un anno prima, dopo che la ministra Mariastella Gelmini (nota soprattutto per una carriera liceale scadente ed una fuga negli istituti privati e per una carriera universitaria anonima ed una fuga nientemeno che a Reggio di Calabria per conseguire un’abilitazione alla professione che mai ha esercitato), prima di abbandonare in tutta fretta lo scranno del ministero dopo la caduta del governo Berlusconi, aveva cambiato le carte in tavola. Presa da un improvviso rimorso per aver varato una riforma universitaria che delle università ne svuotava involontariamente le casse, mentre il governo Berlusconi faceva le valigie in tutta fretta, era rimasta praticamente da sola in aula per far votare questa norma, l’istituzione dei corsi del Tfa, che ai suoi occhi avrebbe risolto molti problemi della scuola, della sua scuola, quella che lei ormai aveva cancellato, ma che in realtà avrebbe soltanto portato soldi alle università, permettendo ad esse di piazzare gli ultimi, propri disoccupati, ed ai poveri insegnanti di perdere tempo e soldi…

Tfa significa tirocinio formativo attivo. E’ stato studiato per i laureati con determinati prerequisiti stabiliti dalle tabelle ministeriali, i quali possono accedere, dopo aver superato una preselezione ministeriale, consistente in tre prove di cui un test, una prova scritta ed una orale, ad un costosissimo tirocinio di un anno che dispensa loro, in caso di successo, soltanto una misera abilitazione all’insegnamento, non spendibile però nelle graduatorie vere, quelle che portano direttamente all’insegnamento… una fregatura preconfezionata con cura ai danni degli ultimi precari che avevano la sola colpa di continuare ancora a lavorare nella scuola, e che si sono visti portare da un’ipotetica terza fascia ad una seconda dove tutti, paradossalmente, mantengono le posizioni precedenti… tremila euro prima…

Come Marina, che laureatasi troppo tardi per dare l’ultimo concorso (la colpa, grave, quella di avere due genitori invalidi da accudire…), concorso peraltro risalente ad oltre vent’anni prima, era comunque riuscita a farsi strada faticosamente nella giungla delle supplenze, ed ora investiva tutta la sua vita nell’insegnamento… sveglia la mattina alle 6, pulizia della casa, che lei era stata abituata così e non voleva rinunziarvi proprio ora, colazione frettolosa alla fermata dell’autobus e partenza alle 7 con destinazione Selargius, dove era stimata, nonostante fosse una supplente, anche molto più di tanti colleghi di ruolo che approfittavano spesso dei loro incarichi per lasciarle in consegna la classe… Le piaceva l’insegnamento, e non voleva rinunziarvi… forse era addirittura nata per insegnare, sempre che sia possibile nascere apposta per poi far qualcosa, e comunque fosse questa era ormai rimasta l’unica sicurezza della sua vita…

Così Marina si era messa a studiare, rinunziando anche alle poche uscite che concedeva al suo già risentito ragazzo, medico di turno a Carbonia, precario anche lui, incazzato anche lui con gli ultimi due governi che i tagli li avevano concentrati unicamente su sanità e scuola, ma non abbastanza incazzato per comprendere quest’ultima rinuncia di Marina: sei mesi di isolamento per digerire l’intero scibile umano, o perlomeno quella parte che viene trattata più spesso negli studi televisivi delle prove a quiz che nelle aule universitarie… per Marina l’ultima possibilità, per lui la classica goccia…

Così a luglio, prima dei temutissimi test a risposta multipla diffusi dal Miur e validi per le varie classi di concorso su tutto il territorio nazionale (partoriti dopo 6 mesi di febbrile preparazione), lui l’aveva lasciata e se n’era andato per un mese con la sua infermiera a Sharm.

Aveva lasciato Marina alla preparazione dello scritto, dell’orale, e lei procedeva come un treno, sempre prima o seconda, fino a quando, quando proprio stava per assaporare la soddisfazione sognata, il frutto del suo lavoro, era arrivata l’amara delusione, l’esclusione… esclusa, all’ultimo momento, sedicesima, un posto dietro ai primi quindici abilitati, un’ora dopo che era spuntata la graduatoria dei titoli universitari dei colleghi, tutti finiti dietro di lei dopo le prove, ed ora invece davanti, la conferma di un percorso costruito apposta per loro ai danni dei precari, senza preavviso alcuno, crudelmente…

Marina si toccò nuovamente il seno sinistro. Tra una settimana ci sarebbe stato il concorso voluto dal successore della ministra Gelmini, senza sosta, crudelmente, quel Profumo scelto apposta da Monti per chiudere definitivamente il conto con la scuola pubblica, anche lui già pronto, nella precipitosa fuga del suo governo, a scrivere il suo nome negli annali infami della politica scolastica.

Bisognava provare: ora o mai più. Non c’era più tempo per pensare ad altro, tanto meno alla salute…

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