il fertily day – di Marcella Raiola

Sul fertility day la reazione generale, almeno sui social network, è stata politicamente matura a più livelli, e questo mi ha confortato molto. Uomini e donne hanno rivendicato il diritto a mantenere la genitorialità nella sfera privata, il diritto a scegliere se diventare madri e padri, condannando il volgare invito fascista a non lasciar “scadere” il corpo senza dare una baionetta alla patria, il sacrosanto diritto a essere considerati soggetti titolari di diritti anche senza figli. Le donne hanno ravvisato nell’invito a sentirsi in obbligo di figliare un’insultante riduzione della donna a contenitore, volta ad azzerare ogni conquista del Femminismo, ma hanno rimandato al mittente la stucchevole e offensiva iniziativa del ministro anche allargando la prospettiva e invocando quelle coperture e tutele economiche, sindacali e sociali che consentono alle donne lavoratrici di altri paesi europei di pianificare e affrontare la/le gravidanze con una serenità qui impensabile. Ancora: in molti/e, (anche io tra questi), dal momento che stiamo nelle terre “dei fuochi”, abbiamo denunciato l’ipocrisia e la protervia di un messaggio che lascia intendere che i figli non si fanno per “edonismo”, quando tutti gli studi medici dimostrano che l’avvelenamento dei nostri territori ha determinato l’abbassamento drammatico del livello di fertilità di uomini e donne sottoposti, da decenni, a un bombardamento chimico quotidiano. Una complessità di analisi, mista a raggiunta consapevolezza dei propri diritti e dei valori democratici e paritetici, che allarga il cuore e che ha portato alla chiusura della pagina del sito ministeriale… Ora, stavo pensando che quando hanno tirato fuori la consultazione online sul primo testo della Buona Scuola non si è avuta la stessa complessità di analisi né lo stesso sdegnoso rigetto, e stavo pensando che ciò è accaduto non perché non siamo capaci di analisi complesse e di reazione, ma perché su certi argomenti non abbiamo ancora ragionato in termini sistemici e politici. Se la sensibilità comune e corrente, sulla Scuola, fosse stata al livello di quella maturata sulla genitorialità, il sito che presentava il “prodotto” Scuola-azienda avrebbe chiuso per scorno. Che fare, dunque? Lavorare, lavorare, lavorare, nelle scuole, nelle piazze, sui canali di comunicazione ancora non controllati del tutto, per conseguire insieme questo alto grado di cittadinanza-vigilanza che, espresso e praticato a largo raggio, diventa antidoto contro ogni fascismo.

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