ELOGIO DELLA MALEDIZIONE (scorie: nome in codice “calenda”)

la questione della maestra di torino che rischia il licenziamento per avere inveito contro la polizia si presenta sempre più come un caso di costume: il costume della maledizione, che come tutti sanno è antico come il linguaggio e forse anche di più; la maledizione è una cosa della psiche umana, infatti non esiste in natura e già solo per questo è sempre fuori misura e fuori luogo; ma d’altronde neanche la benedizione, che è il suo esatto contrario, esiste in natura e tuttavia non piace a nessuno farne a meno: perciò bisogna rassegnarsi al fatto che sia l’una che l’altra non sono altro che la forzatura immaginaria del corso delle cose, il quale a sua volta se ne frega di noi, benedicenti o maledicenti che si sia;

posto che comunque la maledizione è sempre un atto di maleducazione, essa occupa un posto rilevantissimo e assolutamente benefico nella condotta: serve cioè a ridurre la condizione di un maleficio a una semplice espressione verbale; e talvolta questa espressione verbale è talmente ben concepita e talmente potente da fondare di per se stessa intere regioni della lingua parlata e a migliorare la stessa pensabilità del mondo, tanto da meritare un posto supremo nelle fondamentali materie di scuola; e passiamo agli esempi:

cosa resta delle sacre scritture se con le benedizioni (per es. l’angelo che benedice maria) togliamo le maledizioni (per es. tu donna partorirai nel dolore)? cosa resta della letteratura italiana se con le benedizioni (laudato sì mi signore per sora nostra morte corporale) togliamo le maledizioni (s’io fossi foco arderei lo mondo)? nella divina commedia è più profondo il paradiso, che è fatto di presunte benedizioni e non se lo fila nessuno, o è più profondo l’inferno, che è dalla prima all’ultima riga una ossessiva interminabile ed “esemplare” invocazione di maledizioni? e cosa è la vita pubblica, dagli spalti degli stadi ai banchi del parlamento, o dai naufragi di migranti alle speculazioni finanziarie?

con tutto questo, anche se la maledizione serve a rendere immateriale uno scontro che, se fosse materiale, farebbe materialmente male, è anche vero che essa non ha un assoluto diritto di impunità: se io lavoro in una scuola non posso frontalmente e pubblicamente maledire un alunno o sua mamma, se io sono ostetrico non posso maledire il nascituro o la puerpera, se sono alle pompe funebri non posso maledire il caro estinto o il cimitero e se sono poliziotto in servizio non posso maledire il mio collega che come me è nella bagna; ma al di fuori di questo la maledizione è lecita e se non ci fosse bisognerebbe inventarla;

ora, può sembrare che questo elogio della maledizione sia un ultimo rozzo trucco diretto a giustificare gli improperi della maestra di torino; no, nossignore: e non perché ne manchino gli argomenti, dalla condotta delle polizie al g8 di genova alla copertura governativa sul commercio di armi in yemen; no, solo per una cosa più piccina che è questa:

è stata data notizia, ma di straforo, che l’ormai celebre ministro calenda si sta attivando acchè questo governo zombie (tenuto cioè solo alla normale amministrazione) decida in questi suoi ultimi giorni di vita quale deve essere il sito di deposito delle scorie nucleari, per esentare il futuro parlamento da una discussione difficile e per mettere il futuro governo di fronte al fatto compiuto: ora, se questo è vero, e a prescindere da quale possa essere la regione interessata al sito, che titolo ha un ministro jolly di un governo privo di legittimazione a pilotare una simile decisione? una sacra e santa maledizione non è forse nel diritto di un qualunque uomo dotato di cervello e di cuore? una bella calenda nel sedere non sarebbe forse giustificata?

Gian Luigi Deiana

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