UN DELITTO SENZA PRETESE (la misura di stato sull’assassinio di sacko soumaila)

ieri, a tre giorni di distanza dall’omicidio del giovane immigrato maliano nella piana delle piantagioni in calabria, si sono registrati interventi importanti nel cogliere la gravità della vicenda: in particolare il rilievo dato in prima pagina dal giornale la repubblica, poi un editoriale carico di passione di pier luigi battista sul corriere della sera, e infine un riconoscimento breve ma apparentemente senza ombre in un passaggio del discorso del capo del governo in senato, nel contesto del voto di fiducia; è stato forse il minimo possibile risarcimento per tre giorni di indifferenza;

ieri era martedi, giorno dei talk show politici più autorevoli nella nazione, e almeno per ragioni di professionalità giornalistica ci si poteva ragionevolmente aspettare un approfondimento adeguato di contro alla persistente e ottusa afasia dei telegiornali e dei notiziari e invece, in ore di vane chiacchiere, la considerazione dell’episodio è stata praticamente assente; eppure, una decente intervista sul campo ai suoi compagni, o una domanda al sindacato di cui la giovane vittima era un delegato, non sarebbero costati niente: in fondo anche nelle baracche della piantagione ci sono apparecchi televisivi e uno straccio di integrazione deve essere assolutamente raccolto dalla polvere almeno quando è imperdonabile non farlo; ma non lo si è fatto;

stamattina, in coda ai vari servizi, sono passate su qualche giornale radio alcune succinte dichiarazioni del procuratore della repubblica: vi è un indagato, indicato come un piccolo imprenditore agricolo della zona; esso resta comunque a piede libero anche se sono in corso gli accertamenti; è escluso qualsiasi movente di carattere razziale, anzi è del tutto indifferente che la vittima fosse nera, o rom o italianissima (sic!); quindi?OK

ora, se in quel frangente ci fossi stato io con te e un altro su quelle lamiere le fucilate sarebbero partite lo stesso? se ci fosse stato il procuratore della repubblica a spasso con due amici di caccia sarebbe finito tranquillamente lui nel mirino? e se ci fosse stato un delegato sindacale della coldiretti magari con un subfornitore della conad, bang, sarebbe stato uguale?

più o meno sono le spallucce delle autorità egiziane sul caso regeni, o le smorfiette di noia degli inquirenti in decine di casi giudiziari della storia italiana, peppino impastato per citarne uno nel mucchio; quella cosa per cui ogni tanto “qualche delitto senza pretese lo abbiamo anche noi, qui in paese”;

ma non è così: sacko soumaila ha incontrato la sua pallottola in quanto era immigrato, in quanto era nero, in quanto era noto come attivista sindacale, in quanto il suo sindacato era la usb, e infine in quanto stava dedicando quelle sue ore a prendere vecchie lamiere da una discarica abusiva, per aiutare un compagno nella copertura di un rifugio; quale sia stata decisiva fra queste singole particolarità, non ha senso chiederselo: è la loro incarnazione che ha indotto lo sconosciuto a premere il grilletto;

questo è tutto il contrario di un delitto senza pretese: esso ha colpito un uomo la cui vicenda pretende di essere raccontata nelle scuole; un uomo la cui morte pretende una preghiera di solidarietà di fronte a ogni dio che si possa pensare; un uomo la cui giovane famiglia si è conquistata in una piantagione di schiavi il diritto ad essere aiutata dal nostro governo; un uomo il cui corpo non ha ragione di opporsi al rimpatrio forzato, ma anzi lo esige e lo esige con tutti gli onori, se ancora questo paese vuole conservare titolo a riconoscere l’onore; un uomo che pretende di restare vivo nel destino dei suoi compagni, come nel tuo e nel mio.

Gian Luigi Deiana

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