SIRIA, YEMEN: GUERRE PARALLELE
L’equinozio d’ autunno non è soltanto un evento astronomico, è anche la fine di una tregua stagionale ed è insieme l’apertura di un nuovo scenario, in ogni campo della vita pubblica; ciò è tanto più vero nei teatri di guerra e tra le quinte (commerciali, politiche e diplomatiche) che vi girano intorno; ed è ancora più vero nelle guerre parallele in pieno svolgimento, da anni, in Siria e in Yemen; balenano oggi con sempre maggiore intensità i segnali di una campagna d’autunno che i protagonisti più aggressivi, la Turchia in Siria e l’Arabia Saudita in Yemen, vorrebbero tradurre nella loro desiderabile “soluzione finale”;
è palese come l’orchestrazione di tutto il gioco sia nelle mani degli USA e di Israele, e che il nemico comune da condurre ad ogni costo all’implosione sia l’Iran; il destino dei comprimari sul campo, siano essi le componenti etniche, le formazioni tribali o le fazioni religiose (in Kurdistan, Siria, Libano, Yemen ecc.) è giocato sulla scacchiera come quello di pedine secondarie; il ruolo dei comprimari in tribuna, siano essi i ministeri degli esteri, le diplomazie, i mercati degli armamenti, l’arruolamento militare dei media e del loro silenzio, opera senza veli per come possiamo giudicare l’azione o l’inazione della UE e degli stati membri;
è anche evidente il come e il perché sia la Turchia che le monarchie del Golfo siano oggi in grado di condizionare tanto pesantemente l’atteggiamento dei paesi europei, e in particolare di Francia, Germania e Italia, fino a renderli complici consapevoli e volontari di stragi di civili, di crimini di guerra e di terrorismo: da parte turca i progetti di pipeline e il controllo dei recinti migratori; da parte saudita le quote di rinnovo dei debiti pubblici, per esempio statunitense e italiano; da parte degli emirati la giostra dei grandi investimenti in occidente, come per es. in Sardegna;
non è un caso quindi che questo riavvio equinoziale si sia presentato anche qui, in Sardegna, in modo così puntuale sincronizzando il duplice fronte della guerra parallela: la Turchia sembra dettare le condizioni alla diplomazia italiana affinché siano recisi con interventi di polizia i legami di solidarietà tra le associazioni internazionaliste italiane e la resistenza kurda in Siria; la monarchia saudita, a sua volta, sembra dettare i piani di ampliamento produttivo dell’arcipelago industriale RWM in Italia e particolarmente in Sardegna;
la RWM Italia è in realtà una diramazione della multinazionale tedesca Rheinmetall; a partire dal 2016, proprio in ragione dell’intensificazione dell’attività bellica in Yemen e particolarmente in grazia dei bombardamenti aerei su larga scala, la produzione di bombe RWM in Sardegna ha registrato un incremento impressionante, che si è immediatamente tradotto in un corrispondente incremento degli utili e del complessivo valore azionario; di qui nuova domanda, nuove commesse, nuove aree da bombardare, e persino nuove aree comunali a Domusnovas (13 ettari) da includere nel sito industriale per destinarle a nuove filiere produttive di armamento (“al fine di far fronte alla crescita della domanda – relaziona la stessa RWM – e di consolidare il ruolo dell’azienda nell’ambito della difesa nazionale e internazionale”);
se la tedesca RWM operasse in Germania con tutta probabilità non avrebbe la possibilità legale di produrre e di vendere a paesi in guerra; nemmeno potrebbe farlo, con tutta probabilità, una fabbrica italiana in Italia; ma magari una fabbrica tedesca in Italia sì, e altrettanto un mediatore italiano in Germania: questo gioco di prestigio, in ragione del quale si crede di poter innocentemente sfuggire ai vincoli legali e morali della vendita di armi attraverso semplici incroci, è un’altra faccia della delocalizzazione industriale e della polivalenza delle banche armate;
ed è per un simmetrico gioco di prestigio che la forza decisiva cui va ascritto il merito di aver sconfitto l’ISIS sul terreno e nella società, cioè la resistenza Kurda, è invece additata come filiazione del PKK, che ancora è criminosamente messo al bando come organizzazione terroristica; con la singolare conseguenza che chi si disponga a sostenere la resistenza kurda anti-ISIS diventi magicamente foreign fighter (potenza delle parole canaglia) e in coerenza al teorema sia definibile come terrorista; ma se fosse così, allora l’ISIS è una potenza del bene, e i nostri governi potevano dircelo prima;
consapevoli della complessità geopolitica del quadro, dell’infame cinismo dei nostri governi e della drammaticità della situazione sul campo, come sindacato della scuola riteniamo doveroso fare quanto è per noi possibile per squarciare il velo di omertà e di falsificazione che sta coprendo il duplice fronte di guerra in medio oriente; siamo solidali con Antonello Pabis e con Luisi Caria, sottoposti a indagine giudiziaria in merito alla loro attività di solidarietà con la resistenza kurda; non ci stancheremo di denunciare la complicità della RWM e del governo italiano con i crimini di guerra che si stanno realizzando in Yemen.
SABATO 29 SETTEMBRE, A DOMUSNOVAS, MANIFESTAZIONE DAVANTI ALLA FABBRICA RWM.
COBAS – SARDEGNA