KOBANE KILLING di Gian Luigi Deiana

KOBANE KILLING

L’invasione turca sul nord della Siria è già un fatto compiuto: tuttavia il presidente turco Erdogan lancia minacce contro chi si permetta di chiamarla invasione, mentre il segretario di stato americano Pompeo mette in chiaro che gli Stati Uniti non hanno dato luce verde a tutta l’operazione.

Sia gli Stati Uniti che la Turchia sono membri della Nato, e la Nato è ufficialmente impegnata nella coalizione anti-isis in cui sia gli U.S.A. che la Turchia hanno giocato sporco; è quindi importante considerare come si stia orientando la nato in queste ore di fronte a una invasione che non deve essere chiamata invasione e di fronte a un via libera che non deve essere chiamato luce verde.

Bene, il segretario generale della Nato Stoltenberg afferma di confidare che l’azione militare turca sia “misurata”; le diplomazie europee canticchiano sommessamente il controcoro di fondo.

Questo tipo di diplomazia è noto nella terminologia politica come “appeasement”, accomodamento; il termine entrò in voga negli anni trenta del novecento quando il governo inglese giudicò ragionevole la politica di aggressioni hitleriana sull’est europa e diede “luce verde” all’invasione tedesca dei Sudeti e allo smembramento della Cecoslovacchia; l’analogia che abbiamo ora sotto mano, la somiglianza tra il tweet di Trump del 7 ottobre e il convegno di Monaco del 1938, è impressionante.

Ma tutto l’arco di tempo che corre da allora ad oggi è stato costellato da “ragionevoli” eccezioni al principio di inviolabilità delle frontiere: e la più eccezionale, durevole e indiscussa di queste ragionevoli eccezioni è costituita dalla politica espansiva dello stato di Israele: sotto il tallone militare israeliano la Palestina, e nella paranoia nazionalista israeliana la Siria; ecco perchè Trump twitta, Erdogan minaccia, e Netaniahu tace: è difficile rintracciare nelle pagine di storia un trio criminale più affiatato di questo.

I Curdi del Rojava, che la storia già oggi riconosce come l’argine vittorioso della guerra all’isis, chiedono agli Stati Uniti e alla coalizione l’imposizione di una no fly zone; il ricorso massiccio ai bombardieri da parte di Erdogan infatti, prima che facilitare l’ingresso delle truppe di terra, provocherebbe la catastrofe umanitaria rappresentata da qualche milione di civili in fuga; ma Erdogan non intende rinunciare ai bombardieri, e perché?

Oerché?

Perché il vero problema per l’esercito invasore non consiste nell’invasione, ma nel tenere il controllo del territorio di fronte alla RESISTENZA; quindi i bombardieri, il terrore dal cielo, servono a provocare consapevolmente il caos degli sfollati, come cuscino di massa contro l’organizzazione della lotta partigiana: questo è il nazismo.

La sensibilizzazione dell’opinione pubblica può essere molto importante per la causa Curda e per una giusta pace; dobbiamo con questo pressare costantemente la posizione dei governi europei, ma dobbiamo anche prendere atto del fatto che la resistenza ci sarà e che avrà bisogno di noi.

Dobbiamo diffondere e intensificare le istanze di solidarietà umanitaria e internazionalista nei confronti del popolo Curdo, strada per strada, avendo coscienza che probabilmente avremo un Vietnam qui vicino, e non potremo stare semplicemente a guardare.

Gian Luigi Deiana

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *