NAMELESS: considerazioni sui morti senza nome – di Gian Luigi Deiana

NAMELESS

considerazioni sui morti senza nome

di Gian Luigi Deiana

 

Il giorno di oggi si è aperto come tutti i giorni, poi ognuno ha il diritto di dargli il senso che vuole o anche  senso alcuno.

Io vado a caso e in conclusione mi fido di me.

Il Papa come tutti i vecchi alza presto e ha fatto la messa.

È curioso che mai come in questo tempo di messe a porte chiuse capiti di sentire messaggi di messa appena apri i notiziari.

Il messaggio di Bergoglio era dedicato ai morti senza nome: questi non hanno nome non in quanto ci sia stata confusione nel fare le tombe, ma proprio perchè erano senza nome anche da vivi, o comunque senza nessuno che li dovesse nominare.

In genere li conosciamo sulle griglie delle grandi stazioni come homeless, ma essi sanno di se stessi di essere nameless, nella realtà.

Ad essi forse è davvero lieve la terra, così senza marmo nè data.

Ovviamente le redazioni sono subito state tentate di tradurre il breve messaggio di Bergoglio nelle immagini delle cosiddette fosse comuni, cioè degli scavi molto geometrici con la capacità di uno svariato numero di bare.

A me la traduzione è sembrata un imbroglio facile facile: infatti lo sconcerto deve riguardare i nameless vivi piuttosto che i morti sconisciuti, e in realtà quelle bare un nome lo avevano, solo che non avevano uno spazio individuale per ognuna.

Ma ciò è diverso che morire senza nome in quanto prima di morire si è stati tanto tempo a vivere, senza nome.

Di primo pomeriggio un canale di cinema ha trasmesso il film “Missing”: l’autore è il greco Costa Gravas e l’oggetto della narrazione è una storia vera, la scomparsa di un giovane statunitense a Santiago del Cile nel settembre 1973, qualche giorno dopo il colpo di stato tramato e protetto proprio dal suo paese, gli Stati Uniti d’America.

Il film racconta di un padre che va da New York a Santiago alla ricerca del figlio di cui non riceve notizie dai giorni del golpe.

Quando vidi questo film la prima volta, oltre trent’anni fa, lo vissi dalla parte del figlio.

Oggi l’ho rivissuto dalla parte del padre.

Non c’e niente da fare, ti fa mettere gli occhi in terra da ambedue le condizioni; missing, scomparso.

Unknown.

Tutte le culture umane in ogni tempo hanno consegnato il senso della morte al ricordo del giusto, associandone l’onore al suo nome.

Piramidi e mausolei, urne cinerarie o pietre impregnate di muschio non significano niente, nella spoon river di ogni luogo abitato.

Un fondo un simulacro tombale condiviso e uguale non è più triste di quanto lo siano marmi con angioletti su casette individuali a misura.

Ma finire senza nome, questa è davvero terra di rimorso.

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