RENÉ TRESCARTES: la costruzione del tele-sospettatore
di Gian Luigi Deiana
lunedì 8 giugno 2020
È annunciata per stasera in tv una puntata della trasmissione “Report” contenente un’inchiesta sul sistema sanitario in Lombardia.
Una anticipazione accenna al coinvolgimento del governatore regionale Fontana (Lega) in un intreccio di interessi finora ignoto.
Fontana avrebbe richiesto senza successo il blocco della trasmissione e quindi staremo a vedere, o meglio staremo a guardare.
Non mi interessa tanto l’oggetto, quanto attribuito a Fontana stesso.
Mi interessa invece il metodo, in quanto spero che il servizio sia costruito correttamente.
“Report” è una testata di inchiesta che ha fatto scuola.
È stata inventata e poi guidata per molti anni dalla giornalista Milena Gabanelli, cui va anche il merito da lei rivendicato di aver creato una “squadra”.
Da qualche anno il lavoro è condotto da Sigfrido Ranucci e vale la pena di osservare se qualcosa è cambiato in meglio o in peggio.
Ma più in particolare è oggi importante vagliare le modalità di confezionamento di “tutte” le trasmissioni televisive di inchiesta presenti nei palinsesti delle diverse reti, di cui “Report” resta il modello secondo me più accreditato.
La tesi che intendo avanzare qui è molto critica: io ravvedo nella modalità che si è ormai affermata come consueta in tale genere di trasmissioni un preoccupante mutamento di funzione dei servizi di approfondimento nei canali grande ascolto.
Il passaggio dall’informazione televisiva per il tele-spettatore alla costruzione mediatica del tele-sospettatore.
Disseminare il sospetto senza un corrispondente scrupolo nella disponibilità di riprove fattuali degne di questo nome.
Lo scenario aperto per mesi dalla pandemia Covid è stato in questo senso una grande miniera di materiale inedito e insieme una grande discarica di illazioni infondate.
La fattualità materiale, che il filosofo René Descartes chiamava in latino “res extensa”, e la costruzione mentale della materialità, costruzione mentale da lui chiamata “res cogitans”, si sono miscelate in tutti i modi possibili con una contagiosità virale mai vista.
Il vero e il falso si sono aggrovigliati con la virulenza e la folle grandiosità di una Torre di Babele finora immaginata solo nei miti terrificanti dei tempi antichi.
E dunque, quale è stato il contributo di verità delle gloriose trasmissioni di inchiesta e quale il loro contributo inverso, la costruzione sociologica del tele-sospettatore?
Desidero fare due soli esempi proprio su alcune puntate recenti di “Report”, la testata di inchiesta che da anni è stata giustamente accreditata per l’intuizione di importanti vicende occulte, per il coraggio della ricerca e per lo scrupolo nel rendiconto documentario.
Primo esempio: “Report” propone in un unico servizio tre segmenti oscuri, “come se” questi tre segmenti, pur indipendenti l’uno dall’altro, siano per una ragione misteriosa ma degna di sospetto segmenti contigui.
Primo segmento, la Cina ha responsabilità non dichiarate a riguardo della diffusione della pandemia (laboratorio di Wuhan, olimpiadi militari, ingegnerizzazione del sars ecc.).
Secondo segmento, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha coperto la reticenza cinese in quanto il suo presidente, che è un uomo politico etiope, è stato imposto a tale carica grazie all’influenza della Cina nella politica di molti stati africani.
Terzo segmento, uno dei maggiori finanziatori dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è Bill Gates, che in quanto grande azionista di aziende farmaceutiche ha interesse a speculare sulle prospettive di businness offerte dal vaccino, e per tale ragione si posiziona perfettamente nella triangolazione con Cina e O.M.S..
Ok, il mio problema è: perchè non sono state fatte tre distinte inchieste su questi tre problemi anzichè una finta inchiesta sorretta sul sospetto, non minimamente provato, della triangolazione tra essi?
Non basta una sparata di Trump per buttare affermazioni del genere nella discarica della Torre di Babele?
Secondo esempio: “Report” propone un’ inchiesta sul Ministero della Sanità, ma come nel caso precedente si tratta di un’ inchiesta finta in quanto in realtà è la composizione artificiosa di tre segmenti indipendenti in un unico servizio.
Primo segmento: “Report” apre con una presunta falla nella legge “spazzacorrotti”, la quale vincola alla trasparenza e alla pubblicazione i bilanci dei partiti ma non i bilanci delle fondazioni.
Secondo segmento: Massimo D’Alema guida una fondazione e grazie a tale falla nella legge spazzacorrotti non ne rende pubblico il bilancio nè i nomi dei finanziatori, limitandosi alla presentazione dei documenti agli uffici deputati per legge.
Anche Casaleggio gode evidentemente dello stesso vantaggio relativamente alla fondazione Rousseau.
Terzo segmento: “Report” avvalla una illazione, copiata di sana pianta da un quotidiano di strilloneria di destra, secondo cui l’attribuzione del ministero della sanità all’attuale ministro Speranza sarebbe frutto di un accordo segreto tra D’Alema e Casaleggio.
Ok, anche qui il problema è: perchè non sono state fatte tre distinte inchieste su questi tre problemi ritenuti oscuri, anzichè triangolarli ad arte per buttare nella discarica della Torre di Babele la credibilità del ministero della sanità, con la pandemia in pieno corso?
Valeva la pena di fare un dispetto a D’Alema, o di mettere sotto sospetto Speranza in in frangente simile, senza prova di niente di niente se non un teorema inutile ed evanescente?
Gli esempi potrebbero continuare, ma quello che conta ora è che ciascuno di noi sia in grado di misurare il disastro sociale che si viene a creare con la legittimazione generalizzata del sospetto, della triangolazione di segmenti avulsi, del teorema di colpevolezza, proprio da parte di servizi di informazione che dovrebbero invece riservare la massima cura alla pedagogia dell’opinione pubblica.
La tecnica argomentativa delle tre carte, simpatica in giochi di strada per il comico Totò, era invece spregevole come “metodo” di formazione delle idee per il filosofo Cartesio, il vecchio René Descartes, la cui “regola” inderogabile non consentiva il ricorso alle tre carte e stava invece nel comunicare come precondizione di verità solamente “idee chiare e distinte”.
La manipolazione è oggi più che in qualunque altra epoca storica un ingrediente fondamentale per il cattivo potere politico.
Chiediamoci cosa ha respirato la nostra mente priva di mascherine in questi mesi di virulenza di fake, balle, attribuzioni di colpa, delazioni e furbetterie, e come sia inevitabile andare a sbattere in professionisti della manipolazione quali l’attuale presidente degli Stati Uniti o l’attuale capetto della lega se non ci si attiene al duro imperativo cartesiano.
Chi pensa in sospetto è in difetto.
POST SCRIPTUM: e poi fu di nuovo mattina.
Avendo seguito la puntata di “Report” di ieri sera, ed in particolare l’inchiesta sull’emergenza Covid in Lombardia e il giro di contratti senza gara che hanno direttamente coinvolto gli affari di famiglia del governatore Fontana, ritengo che il lavoro degli autori sia stato condotto in modo “metodologicamente” corretto.
Vi era “un” tema, l’approvviggionamento di dispositivi di protezione e reagenti.
Un tema subordinato, una abbondanza di tali dotazioni nelle aziende sanitarie private e una carenza cronica in quelle pubbliche.
Una condizione emergenziale tale da far apparire costrittivo il ricorso a procedure costose e senza gara.
Un tema ulteriormente subordinato costituito dal coinvolgimento diretto del governatore Fontana con gli affari di famiglia.
In ultimo, lo stesso Fontana ha avuto una intervista tranquilla tutta per sè e quindi tutta la possibilità di spiegare le sue ragioni: come pare evidente ha preferito giocare a rimpiattino e di conseguenza ha involontariamente contribuito a spiattellare al pubblico la nefandezza.
Con ciò, lo SPETTATORE non è stato indotto alla tentazione di farsi SOSPETTATORE, come usualmente è avvenuto nelle puntate precedenti.