PITEA il mediterraneo e l’oceano – di Gian Luigi Deiana

PITEA
il mediterraneo e l’oceano

di Gian Luigi Deiana

 

Una delle cose più assurde della costruzione della cultura consiste nella taratura oziosa dei personaggi.

Una volta che il pantheon dei personaggi è stato costituito non lo si discute più: chi è grande è grande e chi è piccolo è piccolo, e così per sempre sarà.

Nossignore, la realtà non deve funzionare così: i pantheon esistono per farsi domande, non per avere approvazione dall’insegnante di lettere classiche o di filosofia o per pagare biglietti ai musei.

E quindi: chi è Pitea?

Qualcuno lo ha mai spiegato in un liceo classico?

Qualcuno lo ha mai citato nei superquarck delle tv?

No, e perchè?

Per una ragione: per la totale scissione tra la cultura di scuola e la geografia, e anche tra la cultura popolare e la geografia.

Pitea era un greco di Marsiglia, vissuto tre secoli e mezzo prima di Cristo.

Per garagarantirMarsiglia un commercio sicuro con le miniere di stagno della Cornovaglia pensò alla via oceanica come alternativa alle incertezze della via terrestre.

Quindi tentò una spedizione oltre Gibilterra, costeggiò la penisola iberica e la Francia e concluse la missione nell’Inghilterra meridionale.

Chiamò quegli abitanti “Pritanni” e quindi fu lui a battezzare letteralmente quei luoghi.

Ma gli piaceva anche raccontare e per raccontare gli piaceva scrivere.

Fu preso da quello che i greci del suo tempo chiamavano entusiasmo, uno stato d’animo simile al divino: stava inventando la geografia.

Continuò verso nord, e mise a punto il concetto di latitudine.

Arrivò alle Shetland e andò in cerca di Thule, a sei giorni di navigazione verso nord: era l’Islanda.

Gli dissero di un mare che non si scioglieva e lo andò a cercare, ed era il mare della Groenlandia.

Inventò il concetto di artico e di circolo polare, trecento anni avanti Cristo.

Provò le prime spiegazioni razionali sulle maree, lassù dove il loro gioco produce effetti di straumen spettacolari: era sulle Lofoten.

Pitea è il personaggio più formidabile di cui si possa parlare a un bambino.

Scrisse di quello che vide, e di quello che se ne poteva pensare, in una specie di diario di bordo purtroppo andato perduto, intitolato “sugli oceani”.

Si entusiasmarono di lui i geografi matematici, in particolare Eratostene.

Lo presero invece in giro come ciarlatano i brunivespa del tempo, come Polibio.

Dobbiamo molto ai greci, ma la sopravvalutazione della letteratura o della filosofia ha stupidamente oscurato la genesi del metodo geografico e del metodo storico, di cui Pitea ed Erodoto furono i padri e i primi maestri.

Quindi: chi sono i più ammirevoli di tutti i greci per me?

Sono due amici miei, della cui grandezza mi rendo conto tutte le volte che metto il naso fuori di casa, come mi sta capitando anche ora: Pitea, il navigatore dell’oceano del nord, ed Erodoto, il trascrittore dei moti dell’animo umano nella guerra e nella pace.

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