ACCHIAPPAFANTASMI rimozioni, fake news ed old fakes: omertà, fantastoria e storiografia – di Gian Luigi Deiana
ACCHIAPPAFANTASMI
rimozioni, fake news ed old fakes: omertà, fantastoria e storiografia
Ieri era il quattro novembre, festa delle forze armate, dei caduti in guerra e dell’unità nazionale, una festa forse più indicata per deporre per un giorno l’elmo di scipio e per mettere a lutto i tre colori.
A me invece è capitato di partecipare ad un convegno a due piani dedicato all’uso e all’abuso della storia e trattandosi di una data così particolare ci si sarebbe potuto aspettare un qualche riferimento ad essa, in quanto avrebbe riportato esattamente a 101 anni fa e agli esiti catastrofici di quella memorabile e tremenda “grande guerra”.
E invece no, le relazioni si sono concentrate su due emergenze culturali recenti: la prima, riguardante la risoluzione del Parlamento Europeo che equipara nazismo e comunismo, e la seconda, riguardante i danni provocati dalle pseudoteorie fantastoriche nell’archeologia sarda.
Quindi abbiamo in un colpo solo tre questioni rilevanti completamente slegate l’una dall’altra: la strana rimozione dei conti con la prima guerra mondiale, la proclamazione dell’anticomunismo come architrave della “memoria condivisa”, e l’innalzamento delle barricate accademiche contro i fantastorie attuali.
Ma nonostante questa sconnessione, le tre questioni convergono su una domanda fondamentale: chi bara sulla storia?
Nel celebre racconto del viaggio nel paese delle meraviglie, la piccola Alice si imbatté ad un tratto in una chiassosissima e sconclusionata battaglia fra due contendenti praticamente speculari (“battiamoci fino alle sei, e poi andiamo a cena”).
Curiosamente anche la piccola alice inizia il suo racconto il quattro novembre, ma qui per fortuna si tratta solo di una data incidentale e immaginaria.
Alice trova del tutto futile la contesa fra i due paonazzi gemelli e tutto il loro fracasso, ma questi l’avvertono di non frignare troppo forte, perché tutta la situazione è irreale, lei compresa, ed assurgendo a realtà soltanto nel sogno del Re essa potrebbe dissolversi d’incanto, se il Re si svegliasse.
Poiché solo il sonno del Re è la realtà reale, e il Re si sveglierebbe di certo distruttivamente annichilendo tutto, se solo si affrontassero le false verità e le vere ragioni di contesa, Tweedle Dee edifica la trama del sogno storiografico e Tweedle Dum edifica la trama del sogno fantastorico.
Una trama onirica sempre nuova di fake news contro una trama onirica sempre vecchia di old fakes, mitologie di Atlantide e apologie di sacri confini.
Se solo ti chiedi cosa vuol dire “Gorizia tu sei maledetta” o che la memoria condivisa su Istria e le foibe la devi storiograficamente fare con quelli di là dai confini, ecco che il Re si sveglia e tu non esci dal bosco, bambina mia, ed è pauroso il bosco a vagarvi nel buio: ci sono state leggi razziali ma anche gli Ebrei inquinavano la stirpe, ora meno perché sono garantiti dallo stato di Israele che è una democrazia ma nuovi e innumerevoli inquinatori etnici premono dall’Africa, siamo bravi e accoglienti ma Balotelli è un cafone a prendersela perché si vede dalla pelle che non è italiano, i Savoia sono padri della patria e il meridione è ingrato a lamentarne la sopraffazione linguistica e militare, le rivendicazioni Catalane sono eversive perché la Costituzione spagnola è una Costituzione democratica, il Kurdistan non esiste ed Erdogan ha ragione a epurare le università, ecc..
C’è però una radura di salvezza nell’oscurità del bosco, la radura della “memoria condivisa” verso cui portano e da cui ripartono tutti i sentieri di orientamento e direzione: l’Unione Europea è anticomunista esattamente come è antifascista: la questione è chiusa.
Va da sé che il servizio più considerevole, ma non il solo, che la scienza storica ha reso al presente in questo frangente italiano ed europeo, è lo sdoganamento del fascismo e il doganamento del comunismo: dal recente pronunciamento del partito di Merkel e Vanderlain contro una deliberazione sull’emergenza nazismo a Dresda, al pronunciamento della destra italiana contro la proposta Segre sull’emergenza razzismo in Italia, il Re ha stabilito che non esiste in questo anno 2019 una definizione di razzismo e che non è definibile una attribuzione di nazismo.
Col nominalismo il Re non scherza, il banco non perde mai.
Tutto quello che vi è da fare nel gioco è incrementare la partita tra mercato dei fantastorie dilettanti e autoconferma delle cattedre professionali: the show must go on.
Come è potuto accadere tutto questo?
E’ potuto accadere per il fatto che la storia, la storia, comporta due doveri: la ricerca storica e il giudizio storico.
La ricerca storica compete primariamente ai ricercatori, cioè gli storiografi, in quanto necessita di affidabilità, nel senso che una prova è più attendibile di un oroscopo e un fatto è più verificabile che non un mito.
Non vi è dubbio quindi che la storiografia consiste essenzialmente nella ricerca e cioè nello studio, nella sovrintendenza e nella cattedra ma il giudizio storico è nella responsabilità del discorso pubblico e nell’educazione del cittadino, ed esso non può non andare oltre i variegati risultati della ricerca.
Come viene a costituirsi dunque il giudizio storico, se non nella composizione delle pressioni ideologiche dominanti e nella resistenza del dubbio, del confronto e della critica?
Non è forse la summa dogmatica statuale che decide del vero e del falso, piuttosto che i diligenti storiografi di scuola e gli squinternati fantastorie delle Colonne d’Ercole?
Non è forse il sonno del Re, piuttosto che la finta battaglia tra Tweedle Dee e Tweedle Dum?
Il primo grande maestro della storia, il greco Erodoto, poneva come pilastro deontologico dello storico l’imperativo che la verità va ricercata nel suo principio: letteralmente, non smettere di cercare fino a quando non risulti chiaro chi per primo ha generato il torto.
Non è forse vero che il Re, ogni volta, ha invece imposto l’imperativo contrario, secondo il quale la verità è quella dettata dal Re che impone per ultimo il suo sonno?
E che il sonno, questo sonno, ben peggio che immaginari fantasmi genera mostri assolutamente reali, più che spesso spacciati da angeli e da eroi?
Cosa significa verità storica in una cattedra di storia di Istanbul?
Cosa significa avanti Savoia in una comune scuola della Sardegna?
Cosa significa Catalogna per la Corte Costituzionale spagnola?
Cosa significa clima per il presidente degli Stati Uniti?
Cosa significa emergenza nazismo per Angela Merkel?
Cosa significa quattro novembre, oltre che la data scelta da Alice per descrivere il suo viaggio nel paese delle meraviglie?
Lo storico non ha il compito di dedicare il suo tempo a rincorrere i fantasmi, ha il compito di strappare la maschera al Re, fino a presentarlo nudo.
Gian Luigi Deiana