Assemblea autoconvocati Scuola Roma – intervento di Piero Castello
La manifestazione del 15 Luglio potrebbe costituire la ripresa di un Movimento di lotta contro lo smantellamento della scuola pubblica ma anche l’inizio di un conflitto sociale generalizzato contro le politiche di austerità e impoverimento progressivo dei lavoratori.
Penso che sia giusta l’attenzione che finora si è prestata, sia in rete sia nel corso dell’assemblea del 8 luglio a Roma, ai proclami, alle piroette, l’andirivieni del sottosegretario Reggi sulle 36 ore settimanali degli insegnanti, sull’apertura delle scuole fino alle 10 di sera, sul taglio di un anno alle superiori. Ancorché si tratti di manifestazioni di un insulso, ignorante, e prepotente membro del governo in questi anni abbiamo avuto modo di sperimentare quanto dannosi per la scuola pubblica siano personaggi della stessa caratura.
Ma un movimento che proggetti un’azione costante continua ed efficace deve riuscire a distinguere da subito il “fumo dall’arrosto”. In questo frangente il “fumo” sarà costituito dalle varie forme di attacco e provocazioni in cui si esibiranno sottosegretari, ministri, presidenti collaborazionisti e complici, sindacati concertativi compresi.
L’”arrosto” è costituito invece da quanto il presidente Renzi e il ministro Padoan hanno messo nero su bianco nel Documento di Economia e Finanza 2014 approvato da Consiglio dei Ministri il 28 Aprile, e trasmesso tre mesi fa alla Commissione Europea.
Il Documento quantifica in una tabella (pagina 71, Tav. IV.3 ) che la spesa pubblica complessiva per i servizi sociali essenziali passerà 50,6% del 2010 al 47,0% nel 2035, poi continuerà a diminuire fino al 2.060 riducendosi al 42,8%, ossia 7,8 punti percentuali in meno rispetto al PIL.
Non è una bazzecola: 7,8 punti di PIL sono, al valore attuale, 124,8 miliardi una bella fetta di quanto previsto dal rientro del debito pubblico nei prossimi 20 anni.
Il contributo più consistente al risparmio verrà realizzato con i tagli alla scuola pubblica che ammonteranno fino al 2035 a 0,8 punti percentuali del PIL, in cifra assoluta stiamo a circa 12,8 miliardi di euro complessivi.
Spesa pubblica per Pensioni, Sanità, Assistenza agli anziani, istruzione e indennità di disoccupazione In percentuale sul PIL
2010 2015 2020 2025 2030 2035 Variazione %
Spesa Totale 50,6 50,2 49,6 48,1 47,1 47,0 – 3,6
Spesa per istruzione 4,0 3,7 3,5 3,4 3,3 3,2 – 0,8
Fonte: estratto da Tavola IV. 3 pag. 71 DEF 2014
Più chiari non si potrebbe essere:
1. La media sella spese per l’istruzione nell’Unione Europea è il 6% del PIL, l’Italia parte già con un terzo di meno.
2. Il taglio della spesa continuerà ad essere costante e continuo nei prossimi 20 anni.
3. Non c’è nessuna soluzione, ma perfetta continuità con i governi precedenti soprattutto con quello di Berlusconi-Gelmini.
Nel testo di commento alla tabella la conferma: “ Infine, la previsione della spesa per l’istruzione presenta una riduzione nei primi anni di previsione fino al 2018, per effetto delle misure di contenimento della spesa per il personale previste dalla normativa vigente, a cui segue un andamento gradualmente decrescente nel quindicennio successivo per effetto del calo degli studenti….” (pag 71, DEF 2014)
La perentorietà e la minacciosità del DEF vanno ben oltre le insensate dichiarazioni “oniriche” del sottosegretario, Il Documento costituisce il lasciapassare dell’Unione Europea per il governo Renzi, o, come sostengono in molti, la genuflessione del governo al diktat della Troika (Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea, Commissione Europea).
Da questi dati si ricava un’indicazione essenziale per il movimento di opposizione, non ci sono né il tempo né le condizioni per un movimento estemporaneo, bisogna puntare, da subito, alla continuità e alla lunga durata.
Piero Castello – Scuola Bene Comune, Gruppo NO Invalsi