Cobas. Come si è svolta la gestione della domanda per le assunzioni fase B e C
Claudia Benedetti – Precari COBAS Emilia-Romagna
a) Il Miur informa che 71643 docenti hanno presentato domanda per le fasi b e c del piano assunzionale. Di loro, uno su sei rimarrà fuori, oltre a chi non ha fatto l’istanza per scelta o perchè del tutto inutile, come tante colleghe della scuola dell’infanzia. Più che una vittoria della proposta della “buona scuola”, ci pare che si tratti di un indicatore del livello di disperazione in cui è ridotto il lavoro dipendente in questo paese.
b) Storicamente, è sempre accaduto prima d’ora che le procedure di reclutamento avessero un preciso quadro di riferimento normativo. Va aggiunto che poi esso molto spesso è stato mutato in corso d’opera delineando scenari del tutto dissimili da quelli originari. E’ stato così con le graduatorie ad esaurimento, che dovevano essere impermeabili a nuovi ingressi e legate ad un territorio per tutta la loro durata ed invece sono state simili ad un colapasta, hanno permesso la mobilità interprovinciale e trasformato le code in pettini. E’ stato così per i diplomi magistrali fino al 2001, prima non considerati abilitanti e poi sì. E’ stato così per il concorso 2012, che non prevedeva graduatorie a scorrimento e che invece oggi chi vi è inserito si trova ad avere priorità sulle gae. E l’elenco potrebbe continuare, precisando che non si dà qui un giudizio di merito, ma si produce una semplice cronaca. Anzi, va detto che gli aggiustamenti in gran parte dei casi son stati di buon senso ed hanno testimoniato che forse era il caso di far precedere il raziocinio alle motivazioni della fretta politica e far da subito provvedimenti più equi.
c) Stavolta la situazione è stata diversa. Chi ha fatto domanda s’è buttato nel buio più totale. Poche cose erano stabilite nella Legge 107 ed anche quelle poche sono state ripetutamente contraddette in faq e, soprattutto, interviste di coloro che la stessa legge l’avevano scritta o data in appalto. Nessun dato certo sui contingenti per provincia e classe di concorso, ma soltanto delle macroquantità regionali che non significano nulla come riferimento concreto. Poche indicazioni sulla mobilità per il prossimo anno.
Risposte fantasiose sui meccanismi di reclutamento.In tantissimi ci hanno chiamato per chiederci consigli, mettendoci in imbarazzo, perchè altro non potevamo fare che illustrare la situazione nella sua indeterminatezza. Per fortuna che, fondamentalmente, pensiamo che cercassero conferme per decisioni che, in un senso o nell’altro, avevano giustamente preso autonomamente.Un alone di mistero su tutto. Anzi, di vari misteri.
d1) Mistero tecnico. Lo mettiamo per primo per precisi motivi: in tutti questi anni una certezza ha accomunato i precari, quella che i sistemi informatici del Miur sono il peggio esistente sul mercato (e chissà se prima o poi salterà fuori qualche dato su chi li ha gestiti e quanto ci ha tirato su …). Fra sistema che si blocca o si oscura o che funziona a intermittenza a seconda del tipo di connessione usata, s’è arrivati al capolavoro dell’anno scorso, quando tutti coloro che avevano prodotto l’aggiornamento delle gae nei primi giorni han dovuto rifar tutto, con gente che s’era ritrovata in province agli antipodi di quelle scelte o classi di concorso di cui neppure conosceva l’esistenza. Delegare tutto ad un “cervellone” di tal portata assomiglia molto ad una tombola, come serietà metodologica, anche se mette, forse, al riparo il Miur da molti contenziosi, essendo difficilmente verificabili i pastrocchi, se non eclatanti.
d2) Mistero democratico. In Italia, hic et nunc, conta più la legge (in questo caso pessima) o l’esternazione di un viceministro? Lo scopriremo solo vivendo … Intanto riepiloghiamo i fatti. La Legge 107, per le fasi b e c, prevede una graduatoria nazionale. La cosa spaventa assai i colleghi precari e quindi le domande latitano. Dapprima con un’ambigua faq, poi con un’altrettanto poco chiara dichiarazione del viceministro viene detto che non sarà così, ma si andrà per province di gradimento. A questo punto interviene Bruschi, già consigliere della Gelmini, a spiegare, con indubbia chiarezza, il meccanismo: si andrà per graduatoria nazionale per la fase b, mentre per la fase c ciò succederà soltanto dalla seconda preferenza espressa in poi. Decisamente macchinoso
(perplessità, vedi d1), può far sogghignare che a dover decodificare l’ermetico italiano del vice della Giannini debba essere il consigliere della Gelmini, ma non è finita qui. A poche ore dalla chiusura del tutto, interviene Campione, nomen omen, vice del vice Faraone, che, tra una citazione di Asimov (alta cultura …) ed altre amenità, dapprima contraddice il proprio superiore sottolineando che non potrà accadere che chi ha meno punteggio superi chi ne ha di più, poi nega se stesso riprendendo la questione della prima provincia. Alta scuola, da Campione, cognome ricorrente, sotto diverse sembianze, tra chi comanda sulla scuola in Italia.
d3) Mistero proporzionale. Nessuno sa su quali classi di concorso e come sulle diverse province verranno fatte le assunzioni, dati che avrebbero permesso da parte dei colleghi precari un approccio maggiormente consapevole. Di più, anche qui sono intervenute le solite esternazioni, stavolta anche da parte della Giannini in persona, a indicare che il riferimento non saranno le classi di concorso, ma gli ambiti disciplinari. Creando cioè più confusione ancora, visto che essi non hanno alcuna definizione normativa precisa, a parte quella, molto ampia, per la secondaria di secondo grado, attinente al sostegno, in quattro aree e non precisando se, all’interno dell’ambito, vi sarà un’unica graduatoria o se riappariranno le classi di concorso.
d4) Mistero mobile. Cosa capiterà tra un anno, nel momento della mobilità? Anche qui, una lettura rigida della Legge 107, indicherebbe che, essendo messi a disposizione della prima fase straordinaria anche i posti dell’organico aggiuntivo, essi andrebbero a soddisfare verosimilmente le richieste di chi da anni cerca di avvicinarsi a casa senza riuscirci perchè in classi di concorso poco numerose e/o con scarso ricambio. Ma ciò significherebbe che tutto questo battage sulla prima provincia sarebbe aria fritta perchè, visto che quest’anno la gran parte degli immessi rimarrà nella provincia in cui avrà beccato una supplenza al 30 giugno, almeno questo pare certo, si riproporrebbero le stesse questioni di ora. Al contrario, se vi fosse consequenzialità e venisse nuovamente (?) garantita la prima scelta, avremmo i neoimmessi che stanno a casa loro e chi ha avuto la “sventura” di entrare di ruolo quindici anni fa senza riuscire ancora ad avvicinarsi a casa, potrebbe tranquillamente rinunciare definitivamente al proprio sogno. In tutte le
evenienze, un casino.
e) Che senso ha tutto ciò? Dovevano dare una risposta alla Corte di giustizia europea. In un contesto più precario per tutti, dovevano dare una parvenza di stabilità ad un po’ di colleghi, 55000, mica quelli millantati, che coprono il turn over e l’organico di diritto e che sarebbero, in tempi più o meno uguali, entrati comunque. Ma tutto ciò poteva, in tutta evidenza, essere fatto in altro modo. Si può ipotizzare che si sia di fronte ad apprendisti stregoni che non sanno quello che fanno e forse un po’ di verità in questo c’è, ma non basta: la sensazione è che tutto quanto accade sia voluto e funzionale a far passare un’idea del lavoro dipendente che si deve abituare ad essere in totale balia degli eventi e dei voleri calati dall’alto, senza diritti o aspettative, ad avere una mentalità da servo remissivo e non da cittadino pensante.