I COBAS SCUOLA SARDEGNA HANNO PARTECIPATO ALLA CONFERENZA INTERNAZIONALE AL PARLAMENTO EUROPEO A BRUXELLES SUI PRIGIONIERI POLITICI IN TURCHIA 16 FEBBRAIO 2024 ED ALLA MANIFESTAZIONE CURDA DI COLONIA 17 FEBBRAIO 2024

I COBAS SCUOLA SARDEGNA HANNO PARTECIPATO ALLA CONFERENZA INTERNAZIONALE

AL PARLAMENTO EUROPEO A BRUXELLES SUI PRIGIONIERI POLITICI IN TURCHIA 16 FEBBRAIO 2024

ED ALLA MANIFESTAZIONE CURDA DI COLONIA 17 FEBBRAIO 2024

LIBERTA’ PER  ÖCALAN E GLI ALTRI PRIGIONIERI POLITICI IN TURCHIA

 

I COBAS SCUOLA SARDEGNA hanno partecipato (con Gian Luigi Deiana e Nicola Giua), alla “Conferenza Internazionale sui Prigionieri Politici in Turchia: dove porta il sentiero della libertà e della pace”, che si è tenuta a Bruxelles, al Parlamento Europeo, il 16 febbraio scorso.

Alla Conferenza hanno partecipato oltre 60 rappresentanti di associazioni sindacali e politiche democratiche europee, che si preoccupano e si interessano della causa del Kurdistan, il cui popolo è diviso tra quattro stati che ne comprimono i diritti.

In particolare la conferenza è stata incentrata sulle condizioni di detenzione di Abdullah Öcalan detenuto in totale isolamento da 25 anni sull’isola di Imrali, che negli ultimi tre anni non ha più potuto fare alcuna telefonata nè ricevere visite di familiari ed avvocati.

Sulla situazione del leader curdo si sono incentrate le relazioni dei vari intervenuti, tra cui Rezan Sarica (uno dei suoi legali), Abha Bhaiya (fondatrice della associazione indiana “1 Billion Rising”) e varie personalità politiche e istituzionali (come Walter Baier, presidente della Sinistra Europea, l’ex Ministro italiano della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, l’ex Ministro della Giustizia Islandese, Ogmundur Jonasson e la Presidente del Parlamento del Cantone di Ginevra in Svizzera, Elisabeth Decrey).

In particolare, la discussione si è incentrata sulla proposta di Öcalan  per il superamento della lotta armata per uno stato autonomo curdo, che significa un chiaro cambio di paradigma politico sia politico che sociale il “confederalismo democratico” che è l’esperimento politico in corso in Rojava, con al centro la vita comunitaria, il rispetto ecologico, il ruolo centrale delle donne, con il superamento del patriarcato, e la pratica della democrazia diretta.

La lotta internazionale per la liberazione di Öcalan e degli altri prigionieri politici turchi deve continuare con campagne sempre più incisive, come la grande manifestazione europea di Colonia, che possano costringere il governo turco a fornire risposte.

I COBAS SCUOLA SARDEGNA (e le altre Organizzazioni, Associazioni e singole/i che con noi in Sardegna portano avanti la lotta per la libertà di Ocalan, di prigionieri e prigioniere e per il Kurdistan), sono al fianco delle associazioni politiche curde con iniziative varie anche di sostegno materiale alle varie campagne.

 

BREVE REPORT DALLA EUTCC – 16 febbraio 2024

(Unione Europea – Conferenza Civica sulla Turchia)

 

UNA CONFERENZA CIVICA AL PARLAMENTO EUROPEO: noi siamo abituati a dimensionare una conferenza civica nel confine di giurisdizione della municipalità. Qui invece abbiamo avuto, forse per la prima volta, una conferenza civica in una suprema assise continentale e la sproporzione è evidente.
Ma attenzione: essa è sorprendente al contrario, cioè non è sproporzionata la piccola vicenda kurda rispetto alla grande vicenda UE. Forse è sproporzionata la piccina vicenda UE rispetto alla straordinaria vicenda kurda. Tuttavia lì eravamo, e riteniamo quell’esserci come un passaggio per riscattare qualcosa sulla piccineria europea, e per andare avanti. 
Siamo stati guidati e assistiti in una sala non grande, ma predisposta per gli interpreti, visto che i partecipanti vantano chiaramente madrelingua diverse: quindi grazie agli interpreti. 
L’ospitalità UE sembra ci sia stata formalizzata per l’impegno di Giuliano Pisapia, deputato UE e a suo tempo avvocato di Öcalan. 
La conferenza è stata a sua volta nobilitata dalla sollecitazione di figure molto autorevoli quali Noam Chomski, Bianca Jagger e altri ma purtroppo non vi erano, tuttavia, tra noi deputati europei in carica, e questo forse è mancato.
Come detto noi internazionalisti eravamo una sessantina e, comunque, eravamo in numero superiore a quello delle sedie disponibili nella sala.
Così ne venne in breve la percezione di essere molto stretti, molto unanimi e molto raccolti, anche se un poco di babele linguistica ci faceva inevitabilmente da separé.
Però poco: infatti eravamo per un terzo “italici” (Catania, Milano, Piemonte, Emilia), e “sardi”, per un terzo “ispanici” (Galizia, Paese Basco, Saragozza, Valencia), e per l’altro terzo “nordici” (Islanda, Norvegia, Svezia, Gran Bretagna, Francia, Germania…) e poi anche Cipro, Copenhagen e altri eroi solitari. 
E’ impossibile riassumere qui gli interventi: questi, per quanto disciplinatissimi nell’osservanza di tempi necessariamente contenuti, nel loro insieme hanno totalizzato circa cinque ore, che non sono poche per un’assise di sessanta persone e ciò vuol dire che sono intervenuti almeno metà dei presenti. 
Ma chi erano i presenti? Ebbene: probabilmente la categoria astrattamente più numerosa era quella dei delegati di sindacato e, tra questi, quella dei sindacati della scuola. Ciò non deve sorprendere, se è vero che la categoria forse più autorevole, benchè non maggioritaria, è stata quella di professori universitari votati alla causa kurda: da Bergen a Catania, è già una linea eloquente; ma anche le figure istituzionali già citate meritano attenzione.
Sui temi: abbiamo insistito molto, come detto, sulla necessità di diffondere il pensiero umanistico che ci perviene da Öcalan, il senso rivoluzionario del confederalismo democratico e soprattutto la rivoluzione Jin, la condizione di una nuova egemonia e quindi un necessario riferimento a Gramsci e anche al costo sacrificale della scrittura carceraria. Altre/i hanno a loro volta insistito (in particolare i rappresentanti provenienti dallo Stato Spagnolo), sul tema irrisolto della statualità, che non solo è antitetica rispetto al principio del confederalismo democratico, ma che resta refrattaria anche rispetto a una prospettiva propriamente europea. 
Ma qui importa sottolineare due insistenze ancor più pressanti: la prima insistenza è stata rimarcata da una compagna tedesca, la quale ha radiografato puntigliosamente i protocolli governativi e di polizia riguardanti la limitazione dei diritti di espressione politica dei movimenti kurdi e dei singoli militanti presenti in territorio tedesco. La seconda insistenza, che è la più drammatica e urgente, è stata esposta invece dal giovane avvocato di Öcalan, che ha lanciato un vero grido di soccorso per sé e per il prigioniero che è nella sua cura: il dramma di un avvocato che da troppi anni dedica ogni suo giorno e ogni suo pensiero al suo prigioniero, senza poter avere alcuna notizia di lui.
Quindi, egli dice a noi e alla UE che la prima e principale missione è: poter avere notizie certe sulla condizione del prigioniero.
Altri interventi hanno esposto una questione non affatto scontata ovverosia l’intensificazione degli sforzi, politici e giuridici, tesi a togliere il PKK dalla lista delle organizzazioni terroristiche, seguendo in questo il pronunciamento della corte belga a ciò deputata. 
Crediamo sia utile ricordare che uno dei motivi per cui a suo tempo Öcalan si trovò costretto a lasciare l’Italia, e quindi uno dei motivi di pressione avanzato dal governo italiano di allora, consisteva nella pendenza di un mandato di estradizione presentato dalla Germania.
Oggi la persistenza della qualificazione del PKK come organizzazione terroristica permane essenzialmente come strumento di repressione e censura della politica tedesca nei confronti della causa kurda, ovvero come cambiale in bianco in favore della Turchia.
Ciò significa, al di là della lunga torbida storia dei rapporti particolari tra Germania e Turchia, in auge addirittura dai tempi di Bismarck, che per questa via le operazioni criminose dei servizi turchi in giro per la UE si sposano tuttora con connivenze diffuse, intessute in modo particolare con la copertura politica tedesca. 
Il caso di Devrim Akcadag, arrestato mesi fa a Sassari, per via di un’operazione dell’interpol in esecuzione di una montatura turca, è un modello esemplare di questa prassi.
Ma non si tratta solo di formalità istituzionali e montature giudiziarie: si tratta anche del fatto, per niente irrilevante, che ogni comunicazione social contenente testi o immagini relativi alla situazione kurda è soggetto a provvedimenti di censura e cancellazione.
Quindi, per noi: tenere in primo piano il problema della qualificazione del PKK come organizzazione terroristica è essenziale come è urgente esigerne apertamente la riconsiderazione storica e giuridica.

 

Manifestazione a Colonia – 17 febbraio 2024

 

Il giorno successivo, sabato 17 febbraio 2024, si è tenuta a Colonia, in Germania, la grande manifestazione politica per la libertà di Öcalan.

Avendo partecipato dall’interno del corteo, noi non siamo in grado di quantificare la partecipazione; siamo però in grado di rimarcare l’enorme dimensione del corteo per come esso si rendeva visibile per qualche chilometro da un ponte all’altro negli attraversamenti del Reno: era l’oro del reno, davvero con tantissime decine di migliaia di persone.

Ma una visione così emozionante non è per noi nuova: ciò che è nuovo è il fatto, istituzionale e non emotivo, che per la prima volta i movimenti kurdi hanno potuto organizzare e tenere una manifestazione politica in Germania. Ripetiamo: per la prima volta. 

E ciò è avvenuto in ragione del pronunciamento della Corte di un Lander tedesco (e quindi non della Repubblica Federale), e con alcune rigide condizioni, la più evidente delle quali riguardava il divieto di esposizione di bandiere del PKK.

Tuttavia i canti crediamo cantassero esattamente ciò che era vietato per le bandiere: infatti non si cantavano cavalcate delle walkirie o anelli di nibelunghi, ma guerilla rojbas e canti partigiani.

La manifestazione si è poi raccolta su un grande spazio a lato del fiume, dirimpetto al centro della città laddove si innalza la cattedrale e si spande lo shopping.

Il palco ha ospitato, in particolare, un coro di coriste straordinariamente brave: rojbas, compagne. E, infine, ha invitato anche noi, quelli della conferenza civica internazionalista celebrata al Parlamento Europeo a Bruxelles il giorno prima.

Abbiamo avuto modo di leggere il comunicato ufficiale della conferenza e di arricchirlo con alcuni brevi interventi, uno per ciascuna nazione presente in quella sede. Per l’Italia, bellissimo intervento del nostro Roberto Mapelli, editore italiano delle opere di Öcalan e interprete attento del suo pensiero.

 

Questo è il nostro resoconto.

 

Tra meno di un mese, a cavallo del Newroz (equinozio di primavera), ripartiremo, per il quarto anno, con il sentiero Kurdistan Sardegna sul 40° parallelo (da S’Archittu – Cuglieri a Pedra Longa – Baunei), per la liberazione di Abdullah Öcalan, di tutte/i i prigioniere/i e per la libertà del popolo kurdo.

 

per i COBAS SCUOLA SARDEGNA

Gian Luigi Deiana e Nicola Giua

 

Risoluzione Finale Conferenza EUTCC “Prigionieri politici in Turchia: Dove va il sentiero della libertà e della pace”.

Bruxelles – EU 16 febbraio 2024 – Risoluzione finale tradotta in italiano

risoluzione finale conferenza EUTCC Bruxelles 16-02-2024

 

Final Resolution EUTCC Conference “Political prisoners in Turkey: Where the path of freedom and peace goes”.

Brussels – EU 16 February 2024 – English

final resolution EUTCC Conference Brussels 16-02-2024

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