Incontro-dibattito con Gianni Vattimo – riflessioni sul conflitto arabo-israeliano
Venerdì 23 gennaio – ore 17,30 (scarica la locandina) qui
Facoltà di Giurisprudenza
viale Sant’Ignazio, 09123 Cagliari
L’evento si terrà presso l’Aula Anfiteatro (Sottopiano del Dipartimento di Giurisprudenza)
Enti organizzatori:
Dipartimento di Scienze Sociali e delle Istituzioni
Associazione Amicizia Sardegna Palestina
Gianni Vattimo è nato nel 1936 a Torino, dove si è laureato in Filosofia con Luigi Pareyson. Ha poi proseguito gli studi in Germania e, al ritorno in Italia nel 1964, ha iniziato a insegnare all’Università di Torino, prima Estetica e poi Filosofia Teoretica. In quarantacinque anni di insegnamento, è stato Preside di Facoltà (a Torino, negli anni ’70) e visiting professor in diverse università americane (Yale, Los Angeles, New York University, State University of New York).
Da studente, negli anni ’50, insieme a Furio Colombo e Umberto Eco ha lavorato ai programmi culturali della Rai, conducendo tra l’altro il programma televisivo “Orizzonte”, settimanale di politica e informazione. Membro dei comitati scientifici di varie riviste italiane e straniere, ha tenuto conferenze e seminari in numerose università di tutto il mondo. Ha diretto la “Rivista di Estetica” e ha ricevuto lauree honoris causa da diversi atenei in Europa e in America. Ha ricevuto, nel 2002, il Premio “Hannah Arendt” per il pensiero politico, e la President’s Medal della Georgetown University nel 2006; nel 2010 ha tenuto le prestigiose Gifford Lectures presso l’Università di Glasgow. Nel 1997 è stato nominato Grande Ufficiale al Merito della Repubblica italiana. Attualmente è vicepresidente dell’Academía da Latinidade. Nel 2009 è stato rieletto al Parlamento europeo, dopo il primo mandato dal 1999 al 2004. Nel 2006, Vattimo ha raccontato la sua vita a Piergiorgio Paterlini, autore dell’autobiografia “a quattro mani” intitolata Non Essere Dio (Aliberti).
Nelle sue opere, Vattimo ha proposto un’interpretazione dell’ermeneutica filosofica contemporanea che ne accentua il legame positivo con la tradizione del nichilismo. La sua prospettiva filosofica, il “pensiero debole”, interpreta il nichilismo come indebolimento delle categorie forti, tramandate dalla metafisica e criticate già da Nietzsche e da Heidegger. Un tale indebolimento dell’essere – che non si attribuisce più caratteristiche definitive e violente, ma si riconosce più legato al tempo, alla vita e alla morte – è la nozione-guida per capire i tratti dell’esistenza dell’uomo nel mondo tardo-moderno, e (nelle forme della secolarizzazione, del pluralismo e della tolleranza) rappresenta anche il filo conduttore di ogni progetto di emancipazione politica. Rimanendo fedele alla sua originaria ispirazione religioso-politica, Vattimo ha sempre coltivato una filosofia attenta ai problemi della società: un pensiero che interpreta la storia dell’emancipazione umana come una progressiva riduzione della violenza e dei dogmatismi, a favore di un superamento delle ingiustizie sociali che da questi derivano.
FONTE: http://www.giannivattimo.eu/#!vita/codq