NEWROZ Sardegna, quarantesimo parallelo Gian Luigi Deiana

NEWROZ
Sardegna, quarantesimo parallelo

di Gian Luigi Deiana

 

Il primo giorno di primavera è qui, per quanto provvisoriamente, anche l’ultimo giorno di zona bianca e di libera circolazione.

Il cielo è velato e l’onda in fuga dell’inverno ha lasciato un vento molto freddo.

Da qualche anno tanti di noi hanno imparato a riconoscere questo giorno come il Newroz, il capodanno della Mesopotamia, delle sue montagne e dei suoi popoli, e cioè il capodanno della culla.

Per quanto posso inizio da qui, da questo piccolo arco sul mare occidentale della Sardegna, la mia marcia di Newroz, anche se da domani dovrò interrompere in attesa della rinascita, che cade curiosamente al compimento di Pasqua.

Farò tutta la strada (yol, la strada), con questa bandiera e il suo bastone, lungo il quarantesimo parallelo, per la durata di sei o sette giorni, fino al mare orientale.

Fra due ore sarò sulla prima montagna, e comincerò a vedere l’altra parte.

Non solo con questa bandiera, ma col suo senso: libertà per i prigionieri in Turchia, libertà per migranti ingabbiati in Bosnia, libertà per Abdullah Öcalan.

 

Ora vado.

 

 

 

 

 

 

 

 

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