NON DIRE FALSA TESTIMONIANZA: il ritratto del potere – di Gian Luigi Deiana
NON DIRE FALSA TESTIMONIANZA:
il ritratto del potere
di Gian Luigi Deiana
Stiamo vivendo un tempo indefinito nel quale la vita quotidiana di ogni singolo deve restare conformata alla vita quotidiana di tutti, con l’obbedienza primaria al comando di non muoversi da dove si è.
Garbatamente si dice “stare a casa”, tacendo il fatto che forse una metà dei destinatari vive in spazi domestici quasi impossibili da condivedere e una parte cospicua di essi non dispone propriamente di spazi domestici.
L’immagine di corpi dislocati uno a uno tra le strisce divisorie di un parcheggio può dare un’idea.
Quello che però vale nell’autoimmagine prevalente è la tipologia sociologica della gente che sta disciplinatamente a casa: che ovviamente deve rinunciare alla libertà di movimento in strada, ma che tuttavia è garantita sia nelle necessità che nelle abitudini.
Come se questa parziale categoria sociologica possa valere come medietà generale.
Questa costruzione dell’autoimmagine, di cui tutti siamo in diversa misura anche gli attori, è quasi obbligata dalle circostanze, ma è tragicamente esposta al falso sia per ciò che vi si afferma che per ciò che vi si tace.
E’ un selfie collettivo con le buste della spesa ben piene, poichè chi non le può riempire non fa parte dell’inquadratura.
I peccati di falso più gravi per omissione, ovvero per ciò che si tace, sono due: la condizione dei “non garantiti” nella società e la speculazione dei grandi predatori nell’economia.
I “non garantiti” sono tutti coloro che non sanno come disporre di cibo domani mattina, e che forse non ne dispongono da giorni.
E’ presumibile che nell’immediata condizione di urgenza abbiano potuto fare ricorso a qualcosa, spiccioli messi da parte per la prima comunione del figlio, o un piccolo prestito da un vicino, o un piccolo furto dal bottegaio.
E’ anche possibile che il primo soccorso governativo arrivi in tempo per le prossime settimane.
Ma nel frattempo il numero dei non-garantiti aumenterà e forse si porrà il problema di come i garantiti, per esempio io G.L.D., si disporranno a condividere con i non garantiti la propria attuale condizione di sicurezza.
E dunque, non è forse il caso di dedicare ogni giorno una attenzione seria a questa parte oscurata della società, senza sparare a vanvera sui teleschermi annunci di assalto ai market con le pistole intercalati da invettive contro Von Der Leyen e la Germania?
Quale è e quale potrà diventare il contesto di sopravvivenza dei “non garantiti” nel perdurare di questo incantesimo?
La speculazione dei grandi predatori economici costituisce il secondo grave tipo di falsità per omissione in tempo di emergenza generale: tra questi, il più infame è la continuità produttiva dell’industria militare e in specie, per quanto riguarda l’italia, la produzione dei bombardieri F35 ad opera della società pubblica ‘Leonardo’ e la produzione di bombe d’aereo ad opera del gruppo RWM-Rhein Metall.
E’ possibile chiamare il ministro della difesa a sollevare il coperchio su questa mefitica dislocazione di denaro pubblico nel momento in cui si hanno diecimila operatori sanitari contagiati e quasi cento medici morti?
E che dire, per passare a un ramo di governo più tranquillo, dell’overdose di investimenti sulla digitalizzazione della scuola, in giorni in cui non può esservi contezza sul come possa terminare questo anno scolastico ma vi è piena contezza di una metamorfosi della scuola pubblica all’insegna della didattica digitale e della mitologia dirigenziale?
Perchè un decente contraddittorio con la ministra “ciao a tutti” non s’ha da fare, davanti a un colpo di mano così banditesco?
La grande partita del falso si gioca comunque non tanto su ciò che si tace (in quanto le relative carte ne sono pressochè ignote o non urgenti per l’opinione pubblica, ed in quanto su di esse maggioranza ed opposizione convergono in pieno) quanto su ciò che si afferma, in quanto ogni mossa di diffusione del falso è effettuata in funzione del consenso e cioè in funzione del “potere”.
Quanto è avvenuto e sta avvenendo in italia con la dinamica dell’epidemia costituisce la prova d’ ingresso delle democrazie nella piena barbarie tecnologica.
La diffusione del contagio covid trascina con sè la diffusione del contagio fake.
Più avanza la paura della malattia, più si espandono le credenziali per una qualche nuova leadership investita dalla provvidenza.
Non importa qui sottolineare che questo gioco criminale, concepire la furia di un virus come il traino decisivo per la conquista del potere e posizionarsi alla sua ruota, vede come protagonista assoluto il capo della lega e le sue appendici di propaganda.
Importa piuttosto sottolineare la relazione che sussiste tra la menzogna e il potere.
Ed importa sottolineare che quanto più il potere è voluto come verticistico (‘pieni poteri’) tanto più la menzogna deve essere estesa (moltiplicatori social).
La connessione tra potere concentrato e menzogna estesa è essenzialmente totalitaria.
La saggezza antica aveva colto la connessione stabilendo la subordinazione del comando (che è una funzione politica) al comandamento (che è il fondamento etico).
Per questo nelle scritture Dio condanna l’inversione del rapporto tra comandamento e potere come il più grave dei peccati.
Questo è il senso di quello che conosciamo come l’ottavo comandamento, che dovremmo imparare a riconoscere come il primo.
E per quello che può valere oggi una dichiarazione religiosa desueta, per di più invocata da uno smarrito quale il sottoscritto G.L.D., penso che santa madre chiesa dovrebbe indicare come degno di scomunica, o come indegno di preghiera, chiunque menta a fini di comando.
La menzogna è il ritratto del potere, il suo documento di identità per la storia, quale che sia il rosario che tiene in mano o il cagnolino che accarezza sorridendo.
Mentre finisco di scrivere queste righe giunge da Istanbul la notizia della morte di una ragazza di 28 anni: era in sciopero della fame da 288 giorni, quasi un anno senza cibo senza che noi, quotidiani consumatori di notizie, sapessimo nulla di lei e dei suoi compagni anch’essi ormai a fine corsa, probabilmente stroncata da un intervento poliziesco di alimentazione forzata: i tiranni hanno terrore di chi non ha paura.
Era la voce femminile di un gruppo rock cui dal 2015 è stato proibito di cantare, con una semplice accusa di terrorismo.
Si chiamava Helin Bolek