PORCA LEVA (su un post di cristiano sabino relativo alla leva obbligatoria)

rimando chi ne ha interesse al post di cristiano, il quale (in sintesi) vi sostiene che il ripristino della leva obbligatoria può rendere un servizio importante alla prospettiva della rivoluzione in quanto fornirebbe a molti giovani la forma mentis necessaria nello scontro armato;

la questione è interessante, anche se l’ipotesi di cristiano ne costituisce secondo me solo una subordinata e per di più ballerina, anche mettendo in conto i possibili effetti boomerang delle scelte governative (la cosiddetta eterogenesi del fine);

nella storia militare italiana (1861-2018), la quale evidenzia una scopiazzatura del modello francese, la leva obbligatoria presenta costantemente aspetti nefasti e criminali, dalla guerra al cosiddetto brigantaggio, alle guerre coloniali, al primo
conflitto mondiale ecc.; tuttavia dal 1948 la costituzione repubblicana detta chiaramente un fondamentale principio morale, che connette il dovere della difesa della patria al ripudio della guerra, al disconoscimento delle discriminazioni razziali ecc.: questa connessione viene dalla guerra popolare contro il fascismo;

nonostante la persistenza di tetraggini degli alti gradi e delle gerarchie gallonate, la leva obbligatoria ha prodotto, insieme a sofferenze individuali, sacrifici di braccia nelle famiglie contadine e non raramente malattie non curate e suicidi, anche effetti sociali positivi specialmente tra giovani mai usciti dalle campagne natie o semianalfabeti: costruire amicizie, vedere il mare, salire sul treno, sapere che esiste lo spazzolino da denti, o l’aspirina, o dove è milano ecc.;

negli anni sessanta, quando ormai la generalità della truppa aveva la licenza media, conosceva la lingua italiana e seguiva radio e tv, la caserma diventò non raramente anche il luogo di apprendimento della coscienza di classe;

confesso che quando la leva obbligatoria fu abolita, in favore di un esercito di mestiere svincolato da obblighi sociali (per esempio l’intervento in caso di terremoti) e strutturato sempre più chiaramente come corpo separato, personalmente giudicai questa una deriva pericolosa; viceversa guardavo con favore al modello jugoslavo, a questo servizio diffuso per la difesa della confederazione e del socialismo;

ma questo era tanto tempo fa; in jugoslavia con la morte di tito è bastato un giochetto della finanza sul dinaro e sul debito per aprire crepe nella confederazione, e in men che non si dica, proprio in eterogenesi dei fini, la familiarità diffusa con le armi della difesa della patria si è trasformata in proliferazione di milizie nazionaliste esaltate, inferocite e pompate da sponsor stranieri cinici e genocidi; srebrenica non è un’invenzione;

non è una questione di pacifismo, è che oggi una rivoluzione non è la presa del palazzo ď inverno da parte di cento o mille combattenti armati, e anche l’efficacia di un fucile non è detto che sia superiore a quella di una tastiera;

in particolare, la leva avrebbe come destinazione operativa il servizio di truppa e non l’addestramento sofisticato (guerra elettronica, droni, missioni ecc.), che resterebbe riservato a reparti speciali e di mestiere;

ora, a che servirebbe oggi una più ampia disponibilità di ”truppa” nella visione di uno come salvini? è semplice, servirebbe a due sole cose: la prima, schierare ed esibire migliaia di uomini contro i flussi migratori, sia in mare, sia sulle coste, sia sulle frontiere, sia nelle città; la seconda, fare moine a queste decine di migliaia di rampolli privi di prospettive di lavoro e cresciuti nella deriva razzista al fine di disporre di una enorme ”massa” di manovra nella società; e lui sa che questo gli è necessario in quanto oggi gli alti gradi lo ignorano, la marina diffida di lui e polizia e carabinieri sono infastiditi dalla sua invadenza;

ergo, se voi avete un figlio di diciotto anni, sareste contenti di saperlo in servizio coi cani antiuomo al colle della maddalena o a porto pino oggi, nella prospettiva della rivoluzione domani?

Gian Luigi Deiana

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