SCALA QUARANTA: di latitudine, di temperatura e di ore di cammino – di Gian Luigi Deiana

SCALA QUARANTA

di latitudine, di temperatura e di ore di cammino

di Gian Luigi Deiana

 

(scritta due giorni prima degli ultimi devastanti incendi in Sardegna)

Ieri ho scritto una specie di rapporto su una specie di passeggiata, una camminata di 40 ore sul parallelo 40 per come questo traversa la Sardegna proprio in mezzo, da mare a mare e precisamente dalla costa di San Vero Milis alla costa di Baunei.

Ovviamente non ho fatto questo percorso con 40 gradi di temperatura, che è una cosa da non fare nemmeno a 30: il rischio di incendi o anche solo di mancanza di sorgenti è sempre reale.

Tuttavia quando si è costretti a giocare a rimpiattino con le ore di mezzogiorno, come oggidì, aprirsi una bella cartografia dell’isola sul tavolo di cucina e farsi una camminata immaginaria è sempre un bel modo di trascorrere 40 minuti: quindi, anche perchè qualcuno me lo chiede, torno sul tema cercando di descrivere con più dettaglio le singole tappe.

1: S’ARCHITTU – MONTIFERRU – TANCA REGIA, 8 ore:

Il bello di questo tratto sta nel fatto che puoi salire dal livello del mare a mille metri di quota in sole tre ore. Dalla borgata di S’Archittu devi sfiorare Cornus, luogo della storica battaglia e poi della prima  radicazione cristiana.

Di lì cominci a salire verso la piana montana chiamata Sos Paris, densa di lecci immensi e benedetta da una Madonnina.

Da noi alle Madonnine piace dimorare sulle alture.

Per salire a Sos Paris si transita da un ameno pianoro centrato su un laghettino di servizio antincendio, ove si trova un rifugio e una magnifica vista sul mare.

Poi da Sos Paris fai la sommità tirando a nord verso un’area di pascoli alti chiamata Pabarile.

Pabarile è spazzata sempre dal vento e le nubi vanno veloci.

È così che offre una visione di cento chilometri, fin oltre il Gennargentu e fino alle cime retrostanti del Supramonte: il cono di Sa Pruna e la pala di Monte Novu, lì dove dovrai passare di qui a due giorni.

Da lì da Pabarile, o per Badde Ùrbara piena di antenne o direttamente giù verso il canyon di Sos Molinos, sei a Santu Lussurgiu.

Santu Lussurgiu è un luogo particolare, anche solo per il fatto che il paese è sorto dentro il cratere.

Ciò infatti ha favorito una psicologia dell’autosufficienza nella risoluzione dei problemi della vita, e ha determinato quindi una reale peculiarità del luogo e di chi lo abita.

Potresti pernottare lì, ma poichè hai davanti venti chilometri di asfalto per traversare l’altopiano fino a Ghilarza, tanto vale che ne copra subito almeno metà fermandoti poi alla borgata di Sant’Agostino, o ai Nuraghi o a Tanca regia;

2: TANCA REGIA – PONTE OMODEO – STAZ. FORESTALE NEONELI, 8 ore:

Ghilarza, se ci si presenta per la causa dei popoli e in particolare, quanto a me, per la causa del prigioniero politico Abdullah Öcalan, presenta come grande motivo di interesse la casa di Antonio Gramsci.

Gramsci è un riferimento politico e filosofico fondamentale per come i kurdi guardano all’Europa: quindi di qui si deve passare.

Gramsci è un ponte della storia, tracciato dal novecento verso l’epoca che stiamo vivendo: ma questo lo capisce chi vi sta passando ora, più che noi che crediamo di esservi già passati.

Il ponte geografico invece, superato l’altopiano, è il ponte sul lago Omodeo.

Di qui in due ore devi raggiungere il santuario di Santa Maria di Turrana: puoi farlo su una stradina asfaltata in prossimità di Sorradile, o su uno o l’altro dei crinali che segnano il magnifico canyon del rio Boele, cioè in costa raighina o in malocchis nel territorio di Ardauli: però in questo caso non devi andare da solo: infatti è il tratto più intrattabile di tutto il quarantesimo parallelo.

Santa Maria di Turrana ispira una sensazione di pace ed invita a non avere fretta.

Insomma ti benedice, poi ti lascia andare sulla filiera di Domus de Janas verso il paese di Nughedu e di qui, in un paio d’ore, alla stazione forestale di Neoneli: bella di graniti, di bosco nobile e di cervi e daini.

La sorgente che la nutre si chiama ‘Assai’, ma nella fantasia toponomastica il nome più invitante è Sennoredda, la signorina: è un bel nome, se si pensa che indica una complicatissima altura di labirinti di granito.

3: STAZ. FORESTALE NEONELI – LAGO TORREI – MONTE SPADA, 8 ore:

La preghiera del mattino, appena ti alzi nel bosco sotto Sennoredda, ti impone di andare a Sa Crabarissa, la regina di tutto l’orizzonte: una che ha visto nascere e morire tutti i potenti della terra, dai faraoni agli imperatori romani e ai grandi papi.

Ma lei non muore.

Di qui devi dirigerti al paesino di Tiana e hai due facili modi per farlo, dal villaggio nuragico di Urbale e Su Mullone o dal paese di Teti.

Poco oltre Tiana, sulla statale verso Tonara, si incrocia una antica gualchiera, cioè un complicato macchinario di pestaggio della lana azionato a energia idraulica: quindi c’è un fiume.

Il fiume si chiama Torrei e di qui esso va risalito su una pista adiacente.

Dopo tre o quattro chilometri ci si trova sotto una diga, poichè le acque di Torrei sono in realtà custodite in un bacino lacustre realizzato decenni fa per riservare l’acqua potabile alla vasta zona a valle, fino al Tirso.

Dal lago di Torrei si deve risalire allo stradone Desulo-Fonni, di nuovo sopra mille metri di quota, in prossimità di Tascusì e più precisamente al curvone di Genna Jacca: non è facile, si deve proprio salire sul crinale del versante a nord del lago, sulla parte di Fonni, e quindi da Genna Jacca puntare sull’ampia spalliera nuda del Bruncu Spina chiamata dai desulesi Su Divisu.

Cioè bisogna oltrepassare il vallone del rio Aratu.

L’alternativa è un lungo giro sul versante desulese, verso Artillai. Come che sia, ora marci per ore sulla quota dei 1500.

Superare Su Divisu avendo come riferimento visivo la sagoma di Monte Spada non è difficile, ma è comunque lungo.

Come che sia, valicato Su Divisu ritrovi la bretella stradale diretta a Bruncu Spina: qui ci si può fermare, precisamente in prossimità dell’ingresso forestale di Genna Duio ovvero dalle parti di un agriturismo a un centinaio di metri da lì, chiamato Separadorgiu.

E pensare che stamattina eri giù a Neoneli.

4: MONTE SPADA – CORREBOE – FUNTANA BONA, 6 ore:

Ora che sei ai piedi di Monte Spada devi individuare necessariamente Genna Duio: si tratta di uno spartiacque decisivo ma anche facile da raggiungere.

Di qui va seguito il filo di cresta e in due ore ci si trova a Correboe, da sempre uno snodo cruciale delle direzionalità dei sardi.

Infatti su sopra c’è di nuovo la Madonnina.

In arrivo a Correboe il monte è impervio ed è bianco a sud e nero a nord.

Era chiamato monte bruttu, cioè monte sporco.

Poi però la Madonnina è bella pulita e guarda tutta la Sardegna del sud.

Tu però devi proseguire a est e quindi devi incrociare il tratto iniziale del Flumineddu.

Dopo un paio di chilometri il fiume presenta un’ampia ansa e curva decisamente verso nord, per buttarsi a Gorroppu.

È prima di quest’ansa che devi abbandonarlo risalendo la china di monte Maccheddu, poi Fumai, sul versante orgolese.

Fumai è un posto speciale, uno di quei luoghi pervasi da una specie di spiritualità.

È secondo me il luogo più spirituale del nostro quarantesimo parallelo.

Inoltre è molto comodo in quanto domina Funtana Bona, ed è quindi prospiciente la stazione forestale.

A un chilometro più a est si staglia il suo gemello, lo spettacolare monte Novu che vedevamo l’altro ieri da Pabarile, cento chilometri a occidente.

5: FUNTANA BONA – FENNAU – GENNA SCALAS, 6 ore:

La preghiera del mattino si fa ovviamente in cima a monte Novu: richiede un sacrificio di qualche decina di minuti, e si deve fare.

Sali su, guardi a giro il panorama e poi dici ‘oh Cristo’ e così hai fatto la preghierina.

Poi ridiscendi e cerchi la strada per l’ovile Coneai ed il guado sul Flumineddu chiamato Badu Otzi.

Di qui risali il versante di Urzulei e ti devi di nuovo fermare per ragioni spirituali: hai sotto i piedi un semicerchio di Tombe dei Giganti di incredibile potenza estetica, cioè di vera potenza estatica: il luogo si chiama S’Arena.

Dai contrafforti de S’Arena devi planare sull’ampia vallata di Fennau: essa appare, più che come una piana, come il ventre idrico del grande Supramonte che di lì si stende fino a Gorroppu.

Fennau è abitato da asini e qualche silenzioso gregge di pecore; è sovrastato da un lungo massiccio calcareo denudato e di un colore bianco che fa stringere gli occhi.

Il fieno sembra sussurrare: Fennai è un luogo meraviglioso per starsene qualche ora da soli.

Ma tu non devi andare a Gorroppu: tu devi andare verso il mare e quindi da Fennau ti devi indirizzare sempre a est e precisamente verso Campu Oddeu, il campo di Dio, e di qui seguire la strada spettacolare sull’ampia cengia che sovrasta Urzulei: superato il curvone sei quindi sulla statale orientale, la mitica 125 trafficata da capre, vacche e motociclisti.

Sei al km 175 dell’orientale e per stare sul parallelo 40 devi andare a sud, verso Baunei.

Potresti arrivare in paese stasera stesso, ma tanto vale riposare verso il km 165.

Vi è dappresso alle gallerie la cantoniera di Genna Scalas e appena sopra un’altra stazione forestale.

Ormai siamo quasi arrivati.

6: GENNA SCALAS – BAUNEI – PEDRA LONGA, 4 ore:

Ecco quindi il tratto più facile, tutto in discesa e tutto magnifico per quanto tutto asfaltato: è il gioiello stradale della 125, e qualche dozzina di chilometri di asfalto possono pure essere perdonati: infatti non richiedono pentimento.

Tra Genna Arramene e il paese si sfoglia sotto il tuo sguardo la grande pianura.

La china è precipite e quando appare il campo di calcio ti viene subito da pensare che se un centrattacco tira troppo forte, il pallone finisce almeno almeno a Lotzorai.

Vi è intorno un nuraghe grandioso e quindi immagino che un campo di pallone così ardito sia stato costruito proprio a quei tempi.

Come che sia, ora siamo a Baunei e con un’altra ora di discesa torniamo all’angelico parallelo 40, giù a Pedra Longa.

Vi è tuttavia un’alternativa alla strada asfaltata, su da Genna Scalas: prendere verso est la codula che confluisce sul vallone di Sisine e di qui risalire al Golgo, la voragine più paurosa e più attraente dei grandi calcari isolani.

L’altopiano del Golgo dà poi subito sul mare, e il luogo magicamente più vicino è Goloritzè.

Goloritzè, Monte Santu e poi Pedra Longa segnano la linea di costa.

Gli appassionati la chiamano il Selvaggio Blu.

 

È lì sul mare, all’inizio di questo sentiero della passione, che il parallelo 40 lascia la Sardegna proprio sull’esaltante picco di Pedralonga, proteso dal mare al cielo come in un bacio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *