Un saluto a Gabriel Garcia Marquez – di Antonella Piras

Un caro amico mi ha chiesto di salutare Gabriel Garcia Marquez su questo sito.
Dopo alcuni attimi di panico scatenato dalla paura della banalità retorica,  la ridondante  abbuffata di necrologi circolanti mi procura il rifiuto, forse per questo scelgo di leggere gli autori usciti dal chiasso della moda letteraria, ho pensato alla mia Macondo.
Mia nonna Angelina. A nove anni faceva la bambinaia da un ufficiale postale per sfuggire alla fame della sua casa materna e alla fame non riusciva a sottrarsi con un uovo diviso in quattro coi bambini e tornava dalla mamma per nutrirsi di fave cotte nella brace.   A dodici anni serva in casa di nobilastri, andava a lavare i panni al fiume ghiacciato, si fratturò un braccio e dovette pagare la sostituta col il salario di anno e non riusciva a capire perché la padrona pagasse così tanto la piccola supplente per un mese di lavoro.
Nonna Angelina cucinava magnifiche zucchine ripiene di zucchine in agrodolce.
Riuniva una ventina di noi nipoti sulla cima di una collina di granoturco da sfogliare, nutrendoli di fichi e storie fantastiche e ridicole.
Il Maresciallo Calli-Calli, reduce fascista della guerra in Abissinia, la mente devastata dalla sifilide, si aggirava in alta uniforme per le strade del paese, impettito e inutile a raccontare di come mangiasse il cuore dei suoi nemici a un plotone di bambini vocianti che marciavano al suo seguito.
Concetta  imbriagona. Barattava il resoconto della sua ‘vita’ a Venezia in gondola per il bicchiere della staffa prima che una carriola la riconducesse inconsapevole alla sua casa.
L’agosto in cui piovvero rane, dopo l’Assunta, e non si usciva di casa per una settimana.
Maria ‘e streca che faceva gli impiastri per le fratture e sputava acqua e olio per togliere il malocchio.
I camion dei pacchi napoletani che arrivava con grande frastuono e musica ad annunciare la svendita di scarpe spaiate da un negozio andato in fiamme.
La processione di corpus domini col tappeto di  petali di rosa millefoglie, la marialuisa e la menta a coprire la ghiaia dell’asfalto scadente.
Senza Marquez non avrei potuto ricomporre questo mondo antichissimo con il materialismo storico, la classe operaia, gli scioperi e le manifestazioni, le occupazioni e l’autogestione, l’autocoscienza femminista  il diritto all’aborto, Judith Butler,  il panteismo spinoziano, i Led Zeppelin.  Gli studi di Biologia.
Ho toccato il ghiaccio e ho scoperto che la terra è rotonda come un’arancia.
Con  Marquez  ho scoperto l’America latina, ho scoperto che la mia Macondo era la stessa di tutti i disperati della Terra, compresi noi Cobas che contro il piano cartesiano ortogonale continuiamo a superare i confini del recinto in direzione ostinata e contraria

Antonella Piras

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