VIRUS IN CATHEDRA LA SCUOLA: amici, nemici e fattucchieri del polmone della società – di Gian Luigi Deiana

VIRUS IN CATHEDRA
LA SCUOLA: amici, nemici e fattucchieri del polmone della società

di Gian Luigi Deiana

 

La scuola è proprio come il respiro.

Funziona senza che ci si pensi, ma ovviamente si è costretti a pensarci quando qualcosa non va: affanno, tosse convulsa o addirittura polmonite.

È quindi curioso che sia proprio una epidemia polmonare, capace di mettere in quarantena migliaia di persone, ad imporre la quarantena anche al grande polmone col quale l’intero corpo sociale respira ogni giorno.

A dire il vero la scuola non è mai pensata nella sua complessiva funzione respiratoria, attraverso la quale la società intera ed ogni sua singola cellula si ossigena e vive.

È pensata piuttosto per qualche sua funzione specifica, per esempio l’organizzazione didattica, o per qualche specifico intervento, per esempio un orientamento ministeriale, ma l’emergenza virus ne ha determinato appunto la quarantena, e con la quarantena della scuola è diventata palpabile la sospensione generale di tutta la tempistica e di tutta la logistica della vita quotidiana di tutti e di ciascuno.

Ancor più curiosamente questo evento così raro è stato anticipato solo di pochi giorni proprio da due interessamenti inattesi quanto rari, uno sul versante mediatico e uno sul versante governativo: il primo è stato offerto dall’inchiesta della trasmissione televisiva “Presa Diretta”, condotta da Riccardo Iacona, e riguarda appunto l’asserita necessità di una trasformazione radicale della didattica.

Il secondo è offerto invece dall’entrata in scena della nuova sottosegretaria al Ministero dell’Istruzione, Anna Ascani, e riguarda il rilancio a testa bassa delle politiche del PD in materia di “modernizzazione” del sistema scolastico.

Il virus covid 19 a sua volta è sopraggiunto senza preavviso, ed è stato quindi il terzo ospite in pochi giorni a bussare alle porte della scuola italiana e a sondarne il respiro: in modo peraltro originale in quanto, buttandola in quarantena, ha rivelato come alunni e insegnanti per primi non riescono a fare a meno della vita di scuola (la vita, non semplicemente la tecnica didattica o i protocolli modernizzatori), neppure in condizione di black out, cancelli sbarrati e sospensioni di calendario.

Questa formidabile successione, un’inchiesta autorevole per l’opinione pubblica, una rivendicazione governativa di partito e un’irruzione epidemica a tappeto, offre ancor più curiosamente una triangolarità di giudizio su chi siano davvero per il polmone della società gli amici, i nemici e i fattucchieri: nell’ordine il covid 19, la sottosegretaria Ascani, e il conduttore Iacona.

Cominciamo quindi dai fattucchieri, cioè i media di grande ascolto e nel caso specifico l’autrice dell’inchiesta intitolata “cambiamo la scuola”, Sabrina Giannini, e lo stesso conduttore della trasmissione.

Il conduttore in capo, cioè Riccardo Iacona, autorevole esploratore delle grandi contraddizioni sociali, aveva lanciato da giorni l’inchiesta sulla didattica con l’annuncio di una vera e propria rivoluzione copernicana: mettere al centro del lavoro pedagogico la motivazione soggettiva degli studenti, cioè il soggetto reale. Purtroppo però il contenuto della trasmissione si è materializzato in una apologetica del digitale come fonte della didattica e in una apologetica dei quiz come assise suprema della valutazione.

Ocse, Invalsi ed internet sono stati proposti tout court come la “centralità del soggetto”, con l’ausilio di comparazioni bislacche (quale il raffronto con il modello finlandese) e letture falsate dei dati statistici disponibili ( secondo cui gli studenti italiani sarebbero praticamente ultimi).

La riprova di queste tesi è affidata proprio al direttore dell’Invalsi da un lato e ai pilastri di cemento armato della burocrazia scolastica, i dirigenti, cioè proprio le figure feudali dell’intero sistema.

Sul banco degli accusati ci sono gli insegnanti, colpevoli di “lezione frontale”, ma a nessun insegnante è stata data la parola in merito a questa imputazione. La colpa della “lezione frontale” a sua volta è attribuita grossolanamente a una riforma scolastica di cento anni fa, la famigerata riforma Gentile, additata falsamente come l’ultima in ordine di tempo e con ciò omettendo volutamente importanti indirizzi propriamente riformatori quale in particolare quello del 1974.

Si additano i tempi gloriosi nei quali la scuola italiana produceva cervelli da primato nei campi della cultura, come se questi risultati fossero eccezioni e non frutto di una dignitosa tradizione anche di lezione frontale.

La conclusione è che la conclamata rivoluzione copernicana che incentrerebbe la scuola sul soggetto si rivela in realtà l’elogio piatto della lunga controriforma in atto in essa da oltre vent’anni, rigorosamente organica ai caratteri della seconda repubblica e propriamente reazionaria in quanto irrigidisce della stessa riforma Gentile gli aspetti più autoritari e più corporativi: l’invadenza asfissiante di orpelli burocratici nella pianificazione e nella pratica quotidiana, l’ introduzione costrittiva e ottusa di strumenti pseudoinnovativi quali oggi i test e i formalismi digitali, ed infine la vera centralità e la vera zavorra del sistema: il ruolo monocratico della dirigenza.

Knfortuni come questi non sono affatto rari nel giornalismo d’inchiesta: un precedente esemplare fu offerto alcuni anni fa da Milena Gabbanelli in una puntata di “Report”.

Supponendo che questi professionisti, che godono di ampia e meritata stima, siano comunque frutto loro stessi delle antiquate lezioni frontali e degli anacronismi della scuola italiana, viene da chiedersi se ascrivono solo a se stessi i lati meritevoli della propria biografia e se ciò li autorizza a ripudiare il piatto che li ha nutriti: oppure, il che è più probabile, che siano anch’essi finiti comodamente nel coro.

Il coro è quello che ha il monopolio della canzone. La voce solista cambia di volta in volta ma per lunghi periodi è la canzone quella che non cambia: se dunque dobbiamo individuare “i nemici” del polmone sociale dobbiamo andare oltre le esibizioni dei singoli fattucchieri nei cori e nei controcori e mettere in fila i singoli compositori e direttori d’orchestra. Dobbiamo cioè circoscrivere cronologicamente e politicamente una stagione di governo, poichè lì è il nemico e si tratta specificamente di tutto l’arco temporale della cosiddetta seconda repubblica.

Oggi la voce solista, nonostante la titolarità del ministero dell’istruzione sia un’altra, si chiama per la cronaca Anna Ascani; questa new entry ha ritenuto opportuno dedicare la sua prima uscita pubblica, solo una decina di giorni fa, alla riproposizione dell’ippodromo scolastico del governo Renzi, in cui i cavalli di battaglia sono ancora una volta l’invalsi, la didattica dei test, la piattaforma digitale ecc.: in sintesi, uccidere la didattica frontale in favore della mitologia piattaformesca.

Ma attenzione: si tratta di una canzone, e cioè di una “ideologia” nel senso scolasticamente più deteriore, vecchia di più di vent’anni.

In realtà, nonostante alternanze di governo e capitomboli politici, questa canzone è rimasta assolutamente invariata da Luigi Berlinguer a Letizia Moratti, da Mariastella Gelmini a Stefania Giannini, e in ultimo negli sguaiati solismi sottosegretariali di Davide Faraone ed Anna Ascani.

Il fatto che in questo ambito di potere, di amministrazione e di pulsione al controllo ideologico non vi sia variazione alcuna, in anni in cui persino la bimillenaria chiesa cattolica qualche ripensamento lo ha avuto, significa solamente che in questo campo il cane non molla l’osso, o che il preteso padrone necessita di controllare il respiro della sua bestia.

Ma anche la scuola reale non molla, respira a suo modo tutti i giorni quando nessuno ne parla, lo fa nella sua dispersione molecolare scuola per scuola e casa per casa.

Lo fa nella vita frontale, rispetto alla quale la traduzione burocratica o la trasfigurazione televisiva inducono sconcerto e pena: e tutto questo è stato reso chiaro, inaspettatamente, proprio dalla furia del demonietto noto come covid 19 e dalla istintiva e solidale contromisura di tutte le cellule reali del polmone della società.

Se non si ingessa l’emergenza con nuove e aggiuntive formalizzazioni paranoiche, la lezione continuerà in tutti i modi possibili, fino a quando non potrà tornare alla sua naturale frontalità ancora di nuovo.

The school must go on

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